Presso la Fondazione Ambrosianeum l’annuale convegno del volontariato promosso dalla Pastorale diocesana della salute
L’annuale convegno del volontariato promosso dal Servizio diocesano di Pastorale della salute si terrà sabato 20 maggio, dalle 9 alle 12.30, presso la Fondazione Ambrosianeum (sala Falck, via delle Ore 3, Milano), sul tema «Accoglienza. Imparare ad aprirsi al mondo».
In questi giorni, in cui il tema del fenomeno migratorio è deflagrato nel dibattito pubblico, scopo del convegno è sollecitare un’attenzione più profonda ad argomenti troppo spesso trattati superficialmente. La tutela della salute dell’immigrato è la cifra sintetica per abbracciare la totalità e la dignità della sua persona. Alle preziose relazioni di quanti agiscono sul campo per una adeguata accoglienza farà seguito la testimonianza di chi ora dedica il suo tempo ad aiutare, in quanto a suo tempo aiutato, e di chi ha messo al centro della sua opera l’integrazione di migranti e rifugiati.
A moderare il convegno sarà il professor Alberto Scanni, ad aprire i lavori il Vicario episcopale monsignor Luca Bressan e don Paolo Fontana, responsabile diocesano della Pastorale della salute. Dopo l’introduzione di don Carlo Stucchi («Volontariato e immigrazione»), prenderanno la parola Luca Bettinelli («L’immigrazione in Italia e la tutela della salute per i migranti»), suor Anna Maria Villa («Il fenomeno migratorio attraverso l’osservatorio dell’ambulatorio»), Giulio Borromeo («La bocca e i denti degli immigrati: disagio e sofferenza») e Gregorio Barberi («L’esperienza del Dipartimento della Protezione civile nell’accoglienza ai migranti»). Poi don Mussie Zerai, responsabile della comunità di eritrei e di etiopi in Svizzera, porterà la sua testimonianza, mentre Lino Duilio parlerà dell’aiuto fornito dalla Fondazione Verga all’integrazione di migranti e rifugiati.
Emblematico il racconto di Mussie Zerai: «Il mio primo benefattore l’ho incontrato a 16 anni, era un abate dei cistercensi, di Casamari. L’ho conosciuto sull’aereo che da Asmara mi portava ad Addis Abeba, dove andavo per ottenere i documenti per entrare in Italia. Gli ho fatto un po’ da interprete e gli ho detto che, se tutto fosse andato bene, sarei arrivato dopo qualche tempo a Roma. Lui mi offrì ospitalità nella casa che i cistercensi hanno in piazza Fontana di Trevi. Arrivai di notte, era tutto buio e non mi resi conto di dov’ero. La mattina mi svegliai con il brusio dell’acqua e della gente. Chiesi a un monaco se lì ci fossero delle api. Mi guardò stupito, mi fece salire sul tetto e mi mostrò quella meraviglia. Altri miei benefattori sono stati due gemelli, due ragazzi che facevano volontariato e che oggi sono due affermati pianisti. Mi chiesero da quanto tempo non parlavo con i miei parenti. Mi pagarono la colazione e mi regalarono una scheda telefonica. Questo per me è stato importantissimo, ma tutti possono farlo, tutti possono comprare una scheda telefonica da 5 euro…».