Redazione
Giunta al terzo giorno, mercoledì 20 la 57a Settimana nazionale di aggiornamento pastorale ha visto in mattinata la relazione di p. Carmelo Torcivia, docente di teologia pastorale alla Facoltà teologica di Sicilia. Nel pomeriggio, invece, i partecipanti si sono spostati a Milano, dove, alle 18, il card. Tettamanzi ha presieduto una concelebrazione eucaristica in san Babila, in ricordo del fondatore del Cop, mons. Grazioso Ceriani.
di Francesco Rossi
Cinque vescovi e una trentina di sacerdoti hanno concelebrato la S. Messa in San Babila presieduta dall’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi. È stato il momento centrale della terza giornata di lavori alla 57a Settimana nazionale di aggiornamento pastorale, in corso a Triuggio. Cerimonia particolarmente sentita dai presenti, perché e’ stata l’occasione per ricordare mons. Grazioso Ceriani, sacerdote e teologo milanese, che nel 1951 diede vita al Cop, e proprio in San Babila trascorse 27 anni del suo ministero pastorale.
Davanti all’altare, a fianco del cardinale, l’attuale presidente del Cop, nonché vescovo di Palestrina, mons. Domenico Sigalini, il presidente emerito e arcivescovo emerito di Siena, mons. Gaetano Bonicelli, il vescovo di Alba, mons. Sebastiano Dho, quello di Vigevano, mons. Claudio Baggini, e l’ausiliare della diocesi di Milano, nonché vicario generale, mons. Carlo Maria Redaelli.
Il fondatore del Cop e la missione cittadina del 1957: queste le due polarità su cui il card. Tettamanzi ha costruito la sua omelia. Mons. Ceriani, ha ricordato, “ha dedicato la sua mente e il suo cuore a riflettere, a studiare, a insegnare e a vivere il suo ministero in una prospettiva pastorale tipicamente missionaria”, animato da una “passione spirituale” che lo ha portato “a elaborare una sua ‘teologia pastorale’ e a inventare e proporre, prima l’Istituto di studi superiori ‘Didascaleion’, e poi il Cop, con le sue diverse istituzioni e iniziative, soprattutto le settimane di aggiornamento pastorale”.
Mentre “non si può parlare adeguatamente di missione se non risalendo a Gesù risorto, o meglio lasciando che Gesù risorto entri sempre di nuovo nel cuore e nella vita dei suoi discepoli e sempre di nuovo riconsegni loro il mandato missionario”. Un mandato che richiede “una duplice grande fedeltà”: “fedeltà a Cristo e al suo Vangelo eterno” e “fedeltà all’uomo, ai suoi valori radicali e alle sue esigenze più profonde nel proporsi storico”.
La messa in San Babila è stata preceduta dalla visita ad alcuni luoghi della fede ambrosiana: le basiliche di Sant’Ambrogio e Sant’Eustorgio e il duomo.
In mattinata, invece, a Triuggio, il teologo pastoralista Carmelo Torcivia ha parlato di “nuova evangelizzazione, primo annuncio, nuovi areopaghi: urgenza della missione”, sollecitando la Chiesa a vivere “in uno stato permanente di missione”, realizzando nei fatti, e non solo a parole, “un’evangelizzazione rinnovata nel suo ardore e nei suoi metodi”.
Rinnovamento che deve partire all’interno stesso delle strutture ecclesiali: “se, infatti, prende sul serio la forza rigenerante del primo annuncio, la Chiesa sa che da esso si lascia interrogare e verificare sulla giustezza della sua esistenza e delle sue strutture”. Il primo annuncio, dunque, “non è solo rivolto all’esterno, ma riguarda anche la comunità cristiana al suo interno”.
Tutti i contributi della settimana, e le sollecitazioni che hanno prodotto, troveranno una sintesi giovedì 21, nelle parole conclusive di mons. Sigalini, che delineerà le “prospettive pastorali” emerse e presenterà, come oramai è consuetudine alle “settimane” del Cop, una “lettera”, questa volta indirizzata ai lontani. Proprio come ai lontani si rivolse, nel 1957, mons. Montini.