Nella parrocchia di San Giuseppe della Pace, che fino al 19 maggio ospita la Madonna pellegrina di Fatima, l'Arcivescovo ha presieduto una celebrazione eucaristica e la tradizionale processione “aux flambeaux”
di Annamaria
BRACCINI
Nel giorno della Festa liturgica della Madonna di Fatima, a 102 anni esatti dall’apparizione, davanti alla statua della Madonna pellegrina e a centinaia di fedeli, nella parrocchia di San Giuseppe della Pace l’Arcivescovo presiede la celebrazione vespertina e la tradizionale e amatissima processione aux flambeaux per le vie del quartiere.
Dopo il saluto di don Vittorio De Paoli, parroco di San Giuseppe della Pace e assistente spirituale nazionale dell’Apostolato Mondiale di Fatima, l’omelia del Vescovo si rivolge alle tante solitudini del mondo contemporaneo, travestite di autosufficienza e autoreferenzialità: «Non ho bisogno di niente. Non devo dipendere da nessuno. La mia intraprendenza ed efficienza, la situazione in cui mi trovo e la condizione che mi sono costruita mi consentono di essere fiero e contento di me. Io non ho bisogno di niente, non devo chiedere niente a nessuno. Abita in città gente che sente la proposta di Gesù del “pane di vita” quasi come una invadenza, come la promessa di una soluzione a un problema che non ha, come se fosse in un certo modo umiliante l’offerta di quello che uno non può procurarsi da sé».
Persone che siamo tutti noi, che vivono giorno per giorno, desiderando sempre qualcosa di materiale in più, per non pensare seriamente alla morte: «Ecco: abita in città gente che è contenta di quel cibo che sazia per un giorno. La promessa di una vita che non finisce, di una comunione con Gesù che salva dalla morte è accolta con una specie di indifferenza, forse come una promessa troppo alta e troppo bella per essere vera, forse come una voce alla quale si stenta a dare ascolto perché troppo presi nel “raccogliere la manna che dura per un giorno”».
Eppure – perché c’è sempre la possibilità e il dono offerto di un altro modo di vedere le cose e la vita – proprio come nell’evento di Fatima, «così anche oggi Maria ci aiuta e prendere coscienza del disastro al quale conduce la presunzione; a prendere coscienza della desolazione di una vita che si accontenta della manna. Ci incoraggia così ad ascoltare quell’attrattiva per Gesù che il Padre suscita in noi. Ascoltate il vostro cuore, dove abita l’istruzione di Dio, il desiderio che lo Spirito suscita in noi. Coloro che si lasciano condurre dallo Spirito si accostano a Gesù, il pane per la vita e diventano partecipi della vita di Dio, la vita eterna. Siamo fatti per vivere, per vivere in comunione con Dio, nella pienezza della gioia».
Per questo si può camminare per la città – come nella processione con le fiammelle dei flambeaux in mano – «portando la nostra luce e vivendo nella città per essere luce del mondo».