Il 25enne Zambon è tra i 15 diaconi che l’Arcivescovo ordinerà il 10 giugno, al culmine di un percorso di vita e di fede in cui hanno avuto un peso decisivo l’educazione della famiglia e l’amicizia con don Stefano Borri
di Ylenia
Spinelli
L’oratorio e la casa sulla stessa via. Per Marco Zambon, 25 anni, la famiglia e la parrocchia di Santa Croce a Busto Arsizio sono stati i punti di riferimento per crescere e maturare pian piano la vocazione sacerdotale. «I miei fantastici don, le suore, la mia numerosa famiglia e i miei amici sono state figure importanti per il cammino, un dono grande del Signore – afferma Marco -. Mi hanno educato nel tempo e con piccoli gesti a riconoscere Gesù nella vita quotidiana, a sentirlo sempre più come una presenza amata e desiderata».
Così, dopo la maturità classica, nel settembre 2017 Marco è entrato in Seminario. «Non si è mai preparati quando un figlio ti comunica una decisione come questa – ammette papà Giorgio -, ma ci siamo fidati del nostro parroco don Emilio Sorte, che ci ha lasciato intendere che Marco era pronto per questa scelta importante». I genitori avrebbero preferito che Marco facesse altre esperienze, frequentasse l’università. «Già quando era al liceo partecipava alla Messa feriale e noi non comprendevamo questo suo desiderio di stare vicino al Signore, perché per noi la massima priorità l’aveva lo studio – ricordano -. A volte, per questo motivo, nascevano tensioni tra noi, ma lui, nonostante tutto, ci ascoltava, ubbidendo a malincuore alle nostre richieste e rinunciando a questi momenti particolari con il Signore».
Il senso di un cammino
Mamma Laura aggiunge che l’educazione e gli insegnamenti ricevuti in casa hanno sicuramente influito sulla maturazione della vocazione di Marco. «Alla base della nostra famiglia c’è sempre stato il desiderio di trasmettere l’insegnamento di Gesù che è la nostra fede – dice -. Abbiamo vissuto l’oratorio con una partecipazione attiva nel gruppo famiglie che si era creato; ho accettato di fare la catechista; abbiamo trascorso bellissime vacanze estive con le famiglie del Coe, dove si respirava aria di servizio e di gioia; con l’iniziazione cristiana Marco ha avviato il suo cammino nella Chiesa, arricchendolo con il servizio di chierichetto e, crescendo, con quello di animatore ed educatore in oratorio, dove è stato guidato dal nostro carissimo don Stefano Borri, che ci ha poi accompagnati in occasione dell’ingresso in Seminario, standoci sempre vicino».
Tra Marco e don Stefano è nata una bella amicizia fin dal 2014, quando il sacerdote era coadiutore a Busto. «Troppa sacrestia non fa bene, gli avevo detto scherzando – ricorda don Borri -, l’ho invitato a fare l’educatore, a sporcarsi le mani sul campo con i ragazzi». Don Stefano ammette di aver raccolto ciò che era stato seminato da altri, i genitori e i preti venuti prima di lui. «Un orientamento verso il sacerdozio già lo si intuiva, – racconta -. Andava verificato, ma c’era già una buona vita interiore e una certa predisposizione a rapporti gratuiti, caritativi e di servizio verso gli altri».
L’amicizia tra Marco e don Stefano è cresciuta nella preghiera, vivendo momenti intensi davanti a Gesù. «Io ero agli inizi del ministero e lui mi trasmetteva il suo entusiasmo contagioso che nasceva dalla pace interiore, dall’incontro con l’Amico con la A maiuscola. Siamo sempre stati presenti ognuno nella vita dell’altro, anche quando sono stato destinato a Lesmo e lui è entrato in Seminario, trovando altre guide spirituali. Penso che la fraternità tra preti sia molto importante: per questo continueremo a sentirci, a vederci e a sostenerci anche dopo la sua ordinazione sacerdotale».
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