Redazione
«Siamo giunti sul colle di S. Maurizio in una tiepida mattina di giugno. Soffermi davanti al sagrato del convento dei frati cappuccini, il nostro sguardo rimane subito incantato. In questo luogo molto suggestivo, osserviamo con ammirazione, la bella e signorile cittadina di Lovere che si affaccia sull’alto lago d’Iseo. Dopo la visita e l’ascolto liturgico nella chiesa, entriamo nel convento. Rimaniamo in attesa del priore, fra Roberto: è ancora fuori per svolgere un servizio parrocchiale. Lo vediamo da lontano venirci incontro, ci saluta porgendoci la mano con molto calore».
Testo di Franca De Simone
Fotografie di Ignazio Cozzoli
Piace subito fra Roberto: per la sua personalità, la sua naturalezza, i suoi occhi azzurri e trasparenti, il suo sorriso aperto, anche se in alcuni momenti lascia trasparire un po’ di timidezza. Ci accompagna con disponibilità guidandoci nelle varie aree del convento trattenendoci su alcuni particolari. Ci spiega lo stile di vita della comunità francescana e le loro regole, la presenza dei novizi, in quel momento impegnati nel corso di formazione. Parla con molta spontaneità e chiarezza dei confratelli caratterizzandone le diverse personalità. Usciamo dall’ala posteriore del convento e ci dirigiamo verso il pergolato. Osserviamo la vigna con i filari ben allineati, l’orticello ben coltivato, un lavoro svolto con cura e con particolare attenzione dalla confraternita.
All’improvviso alle nostre spalle, vediamo arrivare sotto il pergolato un gruppo di fraticelli. Ci vengono incontro sorridenti, pieni di simpatia e animosità; con le presentazioni si rivela che alcuni di loro sono dei novizi. Insieme condividono con gioia e con fatica l’esperienza quotidiana francescana, ricercando il proprio modello di vita.
Congedandoci da loro, fra Roberto premurosamente ci accompagna all’interno del convento e, in modo molto familiare, ci invita a entrare nella saletta di ritrovo. Mentre si appresta a preparare il caffè, entra fra Generoso, il fratello più anziano della comunità. La sua bella figura, solare e sorridente ci pone subito a nostro agio. Discorriamo con spensieratezza, risponde saggiamente alle nostre domande con prontezza e semplicità. Insieme degustiamo l’ottimo caffè (ne ricordiamo ancora l’aroma); Fra Generoso ci trasmette il suo buonumore, con vivacità ripercorre il suo passato: ricorda la sua vocazione avvenuta all’età di 16 anni e la conseguente scelta di entrare in convento. Si scopre che anche la vocazione di fra Roberto è avvenuta in seguito ad esperienze di vita diverse e quella di fra Ignazio è avvenuta in tarda età.
Ci dirigiamo tutti insieme verso il chiostro. Lì troviamo fra Severo impegnato nella pulizia del cortiletto. Appena ci vede ci saluta venendoci incontro spiritosamente. Non perdiamo una scena: fra Severo inizia a giocherellare con la scopa in mano, fra Generoso con allegria scherza con il confratello e fra Roberto ride divertito. Li osserviamo molto compiaciuti: le sequenze di immagini che abbiamo riprodotto ricordano ogni particolare di quei momenti.
Questo luogo antico, ma ancora vivo, ha la capacità di parlare anche a chi è lontano e si sente come un estraneo in un contesto o in un discorso religioso. Chi è vissuto in anni passati, ritornando, sperimenta quasi un ritorno in famiglia, un ritorno alla casa paterna. Si ha l’impressione di riscoprire un’infanzia felice. Il tempo può attenuare molti ricordi, come attenua i colori o confonde i contorni delle figure di un affresco; ma non cancella del tutto, anzi a volte rende più sereni e piacevoli quei ricordi e li fissa con senso di nostalgia in fondo al cuore.
Beato convento di Lovere! Quanti giovani qui hanno trepidato, pianto e gioito; quanti momenti di arcano silenzio, di sommessa preghiera sono stati vissuti nel coro dietro l’altare dove i frati si riunivano nei tempi assegnati dalle pratiche della vita conventuale! E cosa direbbero le mura della cappellina interna del noviziato? Vicende di vita in gran parte solo note a Dio e che si sono intrecciate con i rigori invernali e i calori estivi, mentre la forza travolgente e dolcissima dello Spirito Santo preparava nuove schiere di anime da mandare sui campi dell’apostolato in patria e in terra di missione.
Il tempo trascorre velocemente e il clima diventa sempre più disteso e rasserenante. La vita di questa fraternità contraddistinta da un amore sincero e caritatevole, se pur vissuta nella semplicità, conserva il fascino della straordinarietà. Pronta per servire gli altri, con grande spirito di accoglienza, l’umile e gioiosa famiglia cappuccina vi aspetta. Non c’è bisogno di bussare, la loro porta è sempre aperta!