Il 30 aprile si conclude un lungo cammino, iniziato nel 1970 per la cofondatrice della Cattolica e nel 2002 per il sacerdote brianzolo
«Noi, accogliendo i desideri del Nostro Fratello Mario Enrico Delpini, Arcivescovo Metropolita di Milano e di molti altri Fratelli nell’Episcopato, consultata la Congregazione delle Cause dei Santi, con la Nostra autorità Apostolica stabiliamo che…».
Con queste solenni parole della Lettera apostolica di papa Francesco sabato 30 aprile nel Duomo di Milano saranno proclamati beati don Mario Ciceri e Armida Barelli.
Si conclude così un lungo cammino: quello per Armida Barelli cominciò il 17 luglio 1970, quello di don Mario Ciceri il 12 febbraio 2002.
«D’altra parte, tutto ciò non deve stupire – sostiene monsignor Ennio Apeciti, responsabile del Servizio diocesano per le Cause dei santi – conferma, piuttosto, la serietà con cui la Chiesa affronta il tema della santità di una persona. Diventare Beato era, in fondo, il riconoscimento dell’importanza che aveva la fama di santità presso il Popolo di Dio. Essa, infatti, ancora oggi è il primo passo necessario per iniziare un’Inchiesta – come si dice oggi – per la beatificazione e canonizzazione».
Infatti, i passi per diventare Beati sono lunghi e complessi, e si dividono sostanzialmente in due fasi: la prima, quella diocesana, in cui viene presentata la richiesta di beatificazione al Vescovo dalla diocesi, e la seconda, quella romana, in cui la richiesta di beatificazione viene inviata a Roma, alla Congregazione delle Cause dei Santi e, in seguito, al Papa.
Armida Barelli e don Mario Ciceri: i passi verso la Beatificazione
Anche Armida Barelli e don Mario Ciceri hanno dovuto superare tutte queste lunghe fasi per esser riconosciuti Beati.
Infatti, dopo diversi studi e consultazioni, prima diocesane e poi romane, realizzate quest’ultime dai membri dalla Congregazione delle Cause dei Santi, la richiesta di beatificazione è arrivata al Santo Padre, il quale decise di ritenerli Venerabili.
Tuttavia, ai nostri futuri beati, mancava ancora un ultimo passaggio per diventare, appunto, beati: l’esame del miracolo.
Sono stati quindi interrogati i medici della Consulta Medica, al quale sono stati sottoposti i due miracoli a loro attribuiti, che avevano il compito di stabilire l’avvenuta miracolosa guarigione tramite la loro intercessione.
Per Armida si trattava della guarigione senza complicazioni nel 1989 della 65enne di Prato Alice Maggini, che venne travolta da un camion mentre si trovava sulla sua bicicletta, riportando un grave trauma cerebrale, con forti conseguenze neurologiche.
Per don Mario, invece, la guarigione nel 1975 della piccola Raffaella Di Grigoli, ricoverata all’Ospedale “Valduce” di Como perché affetta da dolicosigma, un’anomalia del colon caratterizzata da un abnorme allungamento.
Dopo l’analisi dei due miracoli e le successive consultazioni fra Storici, Teologi, Vescovi e Cardinali, e la loro votazione, il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi si è recato dal Santo Padre, che, nel suo definitivo discernimento, ha stabilito che si debba e si possa chiamarli “Beati”.
E così, infatti, dirà la Lettera Apostolica, il prossimo 30 aprile: «Stabiliamo – dirà il cardinale Marcello Semeraro a nome di Papa Francesco – che Mario Ciceri e Armida Barelli d’ora in poi siano chiamati con il nome di Beati».
Conclude quindi monsignor Apeciti: «Quando compiranno un altro miracolo, verificato come il precedente, saranno “chiamati con il nome di Santi”. Preghiamo, allora, per questo. E intanto preghiamoli oggi – Armida Barelli e don Mario Ciceri – per noi e per la nostra santa Chiesa Ambrosiana».