Dalle parole del cardinale Martini alla sinergia tra associazioni e movimenti promossa dal cardinale Scola, fino al magistero di papa Francesco: questo l’orizzonte tematico del confronto tra i responsabili nazionali di Ac, Acli e Cl il 12 novembre al San Fedele a Milano
di Walter
MAGNONI
Nel 1995 il cardinale Carlo Maria Martini, durante il discorso di Sant’Ambrogio, così si esprimeva: «Si tratta, per la Chiesa, di tacere su quanto riguarda scelte immediate di schieramenti, e di parlare invece su quanto riguarda i principi etici che reggono le scelte politiche. Occorre infatti evitare due errori in cui possono cadere i cattolici italiani nel momento presente: quello della depressione o sterile lamentazione o irritazione per una loro minor influenza nella società – inseguendo sogni di forme di presenza obsolete -, e quello del farsi da parte o del rinchiudersi nella critica della modernità». Da quando furono pronunciate queste parole è passato oltre un quarto di secolo, ma ci ritroviamo ancora di fronte a un cattolicesimo italiano che talora rischia di ricadere nei due errori segnalati da Martini.
Il senso dell’incontro con Julian Carron, Emiliano Manfredonia e Giuseppe Notarstefano è quello di ragionare insieme su come Cl, Acli e Azione Cattolica vivono oggi l’impegno nell’ambito politico.
Non si tratta di guardare indietro, ma di volgere lo sguardo al futuro a partire da quello che giustamente papa Francesco definisce un “cambiamento d’epoca”. Il mondo nel quale l’associazionismo cattolico è sorto appare oggi profondamente mutato e a tutti noi è chiesto un esercizio di realtà. Abbiamo il dovere di scrutare la stagione dentro cui siamo immersi per intuire dove lo Spirito sta soffiando.
L’avvento del cardinale Scola quale Arcivescovo di Milano fu un momento di rilancio del lavoro sinergico tra associazioni e movimenti presenti sul territorio diocesano. Il suo richiamo costante alla «pluriformità nell’unità» favorì l’accorciamento delle distanze e il desiderio di passi di comunione.
Siamo dentro una storia nella quale il ruolo dei cattolici è stato cruciale in tante vicende del nostro Paese. Si pensi anche solo semplicemente all’apporto dato per la scrittura della nostra Carta costituzionale.
Lo scorso anno papa Francesco ci ha consegnato l’enciclica Fratelli tutti che, in particolare nel quinto capitolo, rilancia il valore della politica. Riprendendo la Laudato si’, il Pontefice sostiene che «abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi» (FT 177).
Venerdì 12 novembre partiremo proprio da queste parole di papa Francesco per chiedere ai rappresentanti nazionali di Azione Cattolica, Acli e Comunione Liberazione quale visione della politica immaginano per il nostro tempo. Veniamo dalla Settimana Sociale di Taranto che ha ragionato su un futuro dove la questione sociale e ambientale siano sempre più connesse. Sarà fondamentale un ascolto reciproco, uno sguardo sulle questioni etiche che sentiamo decisive per la nostra società e un piccolo ragionamento comune su come immaginiamo oggi possibile educare i giovani all’impegno socio-politico.
Uniti dalla stessa fede nel Signore, con il desiderio di gareggiare nello stimarci a vicenda, proveremo a tessere trame di comunione perché in fondo ci sentiamo tutti fratelli. Pensare insieme con rispetto e fiducia credo sia un buon punto di partenza del rilancio dell’impegno dei cattolici per la costruzione di una «migliore politica».