Lo sportello che orienta e promuove adozione e affido organizza un incontro online il 4 febbraio alle 20.45
La fatica, elemento costitutivo di ogni relazione umana. La fiducia (e l’apertura), senza le quali la fatica scivolerebbe verso il fallimento. Oscilla tra questi due poli la dinamica dell’accoglienza. Soprattutto quando si tratta di accogliere un soggetto radicalmente “altro”. Fare spazio nella propria famiglia a un nuovo componente può rivelarsi un’esperienza che mette a dura prova. «Ma la parola fallimento non va spesa. Ogni relazione di accoglienza, anche dopo essere cessata, si rivela fonte di arricchimento. E soprattutto dalle fatiche, se condivise, accompagnate e raccontate, si può ricavare l’opportunità di una maturazione e di una svolta».
Lo Sportello
Sara Oltolina e Ilaria Michielin coordinano e animano Anania, lo Sportello di orientamento all’affido e all’adozione promosso da Caritas Ambrosiana e Servizio diocesano per la famiglia. Funziona da 15 anni e nel 2021 ha ascoltato e orientato 40 coppie, raggiungendo oltre 500 persone tramite webinar e serate formative.
Ad Anania le richieste di contatto non mancano, anche se «in Italia si assiste, in generale, a un calo rilevante delle domande di adozione, perché chi desidera un figlio percorre prima tutte le opportunità concesse dalla tecnologia biomedica, sotto forma di procreazione assistita. L’affido resta invece una scelta frequentata, ma complicata già a monte: il timore di soffrire, al termine del progetto di accoglienza, continua a fungere da barriera».
Il webinar
Di «Accoglienza in famiglia tra fatica e fiducia» tratterà venerdì 4 febbraio, in vista della Giornata per la vita, un incontro online promosso dallo Sportello. Una riflessione della psicoterapeuta Sara Petoletti e alcune testimonianze di famiglie faranno luce sul lato in ombra dell’accoglienza, che spesso viene sottovalutato e che dipende, in ultima analisi, da aspettative fuori bersaglio, idealistiche, troppo alte, proiettate verso un legame affettivo che non può maturare in tempi brevi.
«È un nodo tipico della sfida dell’educare – avvertono Oltolina e Michielin -. Ma non è un buon motivo per desistere. Il disagio e la disillusione divengono dominanti se la famiglia che accoglie si isola o è isolata. Se trova invece la forza e l’occasione di aprirsi (a familiari, vicini, amici, alla comunità e ai soggetti del territorio) può ribaltare le stanchezze in un rapporto più maturo. Se il circuito delle relazioni esterne è vitale, l’esperienza dell’accogliere ha minori possibilità di deperire».
Orientare e accompagnare
Anania orienta le famiglie, vagliandone le motivazioni, ai servizi pubblici e privati che consentono l’incontro con i minori. E accompagna, nell’ambito di un progetto che ha per partner Comune di Milano e cooperativa Farsi Prossimo, le coppie impegnate nell’accoglienza di minori stranieri non accompagnati. Nonostante il clima generale di rintanamento determinato dal Covid-19, le richieste di contatto non sono diminuite. E per vedersi affidati minori non accompagnati diverse famiglie stanno addirittura in lista d’attesa.
Insomma, il contesto non sempre favorisce e le aspettative vanno tarate sulla realtà della relazione. Ma il bacino dell’accoglienza non è prosciugato. Finché c’è fatica, c’è speranza.
Iscrizioni online entro il 2 febbraio.