Martedì alle 21 il cardinale Scola incontra i fedeli laici di Affori, Niguarda e Zara. Al centro i quattro pilastri su cui si reggono le comunità ecclesiali. Parla monsignor Carlo Faccendini, Vicario episcopale di Milano
di Luisa BOVE
Martedì 8 settembre il cardinale Angelo Scola inaugurerà a Milano (Zona 1) le visite pastorali – che si concluderanno a maggio 2017 – incontrando i laici dei decanati. Il primo appuntamento, alle 21 presso l’Auditorium della parrocchia Sant’Agostino (via Melchiorre Gioia 50), vedrà la partecipazione dei fedeli dei decanati di Affori, Niguarda e Zara. «Non sarà una visita riservata ai membri del Consiglio pastorale -chiarisce monsignor Carlo Faccendini, Vicario episcopale di Milano -. Negli ultimi due anni di episcopato il desiderio dell’Arcivescovo è quello di incontrare i fedeli laici, per questo abbiamo scelto luoghi abbastanza capienti per l’incontro del Vescovo con il suo popolo, la sua gente». Non a caso si punterà sulla dimensione «feriale» e sulla vita quotidiana, e anche per questo le visite si svolgeranno durante la settimana e non la domenica.
Quali saranno i contenuti?
L’Arcivescovo vuole puntualizzare le linee portanti del suo magistero, in particolare ripropone i quattro pilastri sui cui si regge una comunità cristiana. Li ha ribaditi anche nella nuova Lettera pastorale: educarsi al pensiero di Cristo, la tensione a condividere gratuitamente con tutti i fratelli la propria esistenza perché abbiamo in comune Cristo stesso, la memoria eucaristica di Gesù e l’azione missionaria. Vuole vedere come le comunità cristiane hanno imparato a declinare la loro vita, per poi rilanciare con passi concreti un impegno e uno stile da intraprendere».
E come sarà organizzata la visita pastorale?
L’Arcivescovo inizia con noi, ma procederà anche nelle altre Zone pastorali. A Milano, tenendo conto della particolarità della città, d’accordo con i decani, abbiamo deciso questo schema. Prima della visita pastorale ogni decano consegna al Vescovo una “paginetta” indicando alcuni nodi pastorali o problematiche significative del territorio in riferimento ai quattro pilastri. Questo permetterà al Vescovo – secondo passaggio – di articolare il suo intervento in maniera meno generica. In un terzo momento il Vicario episcopale di Zona e i decani raccolgono in una sintesi la proposta del Vescovo e la riconsegnano alle singole parrocchie con alcune domande, così da sostenere il lavoro dei Consigli pastorali che accoglieranno ciò che si adatta al loro cammino, alle loro esigenze e condizioni. Poi si farà una sintesi a livello di Consiglio pastorale decanale e, infine, il Vicario episcopale, durante una celebrazione conclusiva in ogni decanato (Messa, veglia, incontro, momento di preghiera…), riconsegnerà alle parrocchie un impegno, un’attenzione particolare per il cammino successivo delle comunità.
Quanto durerà il percorso?
La visita pastorale del Vescovo, per certi aspetti, non è la conclusione ma l’inizio. Ho chiesto ai decani che tutto sia svolto nell’arco di un paio di mesi, altrimenti diventa dispersivo. L’intervento del Cardinale darà quindi l’avvio per un lavoro delle singole parrocchie e dei decanati, ma dopo la sua riflessione ci sarà spazio per gli interventi, ci ha raccomandato però di non prepararli prima, perché non siano formali, ma nascano dall’ascolto.
Lei cosa si attende o auspica da questo confronto tra i milanesi e il loro Vescovo?
Innanzitutto è bello che i fedeli incontrino il loro Pastore viso a viso, l’ascolto attento permette una conoscenza più serena e distesa, inoltre permette di comprendere il ciò che sta a cuore del nostro Vescovo e che sta cercando di consegnarci in questi anni. Vuole che il cammino delle parrocchie sia ecclesiale, corale, di comunione, non improvvisato in maniera un po’ anarchica da ogni singolo parroco, ma rispondente alle consegne comuni che scandiscano il cammino della Chiesa di Milano. Questi sono anni particolari per la nostra città che sta vivendo un passaggio e un travaglio, sotto gli occhi di tutti, come città metropolitana.