“Camminare insieme sulla via degli ultimi”. Con questo titolo si è aperta, presso il Centro Congressi di Rho Fiera, il 42esimo Convegno nazionale delle Caritas diocesane alla presenza dell’Arcivescovo
di Annamaria
Braccini
«Vi auguro di rendere concrete 3 parole: la gratitudine, la valutazione critica e la fiducia».
È questo l’auspicio che l’Arcivescovo lascia ai 539 delegati (direttori, operatori professionali, volontari) provenienti da 161 diocesi di tutta Italia, con un’ampia rappresentanza di giovani “under 35”, dando il benvenuto dell’intera Diocesi, all’inizio del 42esimo Convegno nazionale Caritas, ‘Camminare insieme sulla via degli ultimi’. Assise articolata in diversi momenti lungo 3 giorni (anche con una celebrazione in Duomo, martedì 21 giugno ore 17.30), che si svolge presso il Centro Congressi “Stella polare” di Rho Fiera, come sarebbe dovuto avvenire 2 anni fa, se non fosse arrivato il Covid.
Presenti per l’occasione, anche la vicesindaco di Milano, Anna Scavuzzo, l’assessore della Regione Stefano Bolognini – in rappresentanza, rispettivamente, del sindaco Giuseppe Sala e del presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana -, entrambi convinti nell’evidenziare il valore e l’importanza delle sinergie tra il pubblico e Caritas. Non mancano, tra altre autorità civili e militari, i vertici dell’Inps e di Confcommercio.
Le consegne dell’Arcivescovo
Dunque, 3 le sottolineature venute dal vescovo Mario. «Riconoscenza, per dire l’intensità della mia gratitudine per quello che la Caritas fa e continua a fare; un invito al giudizio critico, perché gli ultimi, il Vangelo, la creatività mi pare che invitino a una valutazione intelligente, capace di autocritica oltre le frasi fatte e perché questi non sono 3 termini che dicono qualcosa di definito, ma che richiedono una valutazione attenta con il riconoscimento, magari, di alcune correzioni da introdurre in questa contingenza particolare».
Terzo, la fiducia «perché le sfide che ci sono davanti, con il crescere impressionate dei bisogni e delle emergenze, l’invecchiamento dei volontari e la rarefazione dei giovani, implicano che la fiducia non sia un atteggiamento ostinato, ma la capacità di trarre dai problemi delle soluzioni, dalle persone fragili dei protagonisti, dalle povertà delle risorse».
L’intervento del presidente di Caritas Italiana
Un’introduzione, quella dell’Arcivescovo , che ha anche presieduto la preghiera di apertura, cui ha fatto eco l’intervento del presidente di Caritas Italiana, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e ambrosiano di nascita.
«Finalmente, dopo 2 anni, ci ritroviamo insieme. La Caritas non fugge dalle cose difficili, né ha timore di intervenire, con umiltà e fermezza, per promuovere i diritti di tutti, per ricordare che non ci possono essere profughi di serie A e di serie B e che le guerre sono qualcosa di tragico e di folle non solo quando avvengono relativamente vicine a noi. Vogliamo camminare insieme non solo tra di noi, ma anzitutto con gli ultimi, chiunque essi siano. E farlo con lo stile sinodale che, non da adesso, è proprio di Caritas».
Le parole del presidente Cei, cardinale Matteo Zuppi
«Esprimo il ringraziamento della Chiesa italiana. Le Caritas sono parti fondamentali della vita, della preghiera e delle scelte della Chiesa», dice subito il cardinale Matteo Zuppi che fa riferimento all’impegno Caritas, «anche nelle tante situazioni delle povertà meno evidenti, aggravate dal Covid, come quelle relazionali, affettive, delle malattie psichiche, della vecchiaia e dei giovani resi più fragili dall’isolamento».
Da qui, il suggerimento. «Dobbiamo cambiare, non possiamo tornare come eravamo prima della pandemia», nella consapevolezza che siamo un «noi» e che non esistono «più gli altri», come scrive papa Francesco nella “Fratelli tutti”».
Chiarissima la visione della Caritas secondo il Cardinale che si rivolge direttamente – collegato da remoto – ai delegati. «Voi siete la Chiesa, perché la carità è la Chiesa. Non siete un’agenzia esterna di cui la Chiesa si serve. Coinvolgete tutte le comunità, altrimenti rischierete di diventarlo: voi siete Maria che ascolta e sceglie la parte migliore, i fratelli più piccoli di Gesù. A volte si dice “Non parliamo di politica”, ma se non difendiamo i poveri, se non parliamo dei poveri di cosa parliamo?. Voi svolgete un lavoro prezioso, ricostruendo un tessuto umano in cui tutti si sentono coinvolti, come oggetti di attenzione e soggetti. Però non basta fare delle cose, aiutare i poveri, ma si devono risolvere le cause. Sostenere la povertà con il danaro è un rimedio provvisorio».
3 le consegne finali del Presidente Cei. «Vi chiedo che la Giornata dei Poveri sia legata a quella, come vuole il Papa, della Parola; che la professionalità, indispensabile, sia sempre collegata alla motivazione. Per questo è fondamentale che siate uniti al cammino della Chiesa»
Infine, il richiamo è a «essere operatori di pace» che è «parte essenziale della vostra realtà, perché la guerra causa sempre povertà. Su questo, impegnate i giovani e i Servizi di Pastorale giovanile».
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