Nel Santuario di San Pietro monsignor Delpini ha presieduto la celebrazione nel contesto della Conferenza dei ministri provinciali della Famiglia, in corso al Centro pastorale

di Annamaria BRACCINI

l'Arcivescovo Francescani

Le fatiche di chi esercita la responsabilità da interpretare come occasione per vivere la «perfetta letizia» e la gratitudine per tutto quello che i Francescani, anche in Diocesi di Milano, fanno nelle loro comunità e nelle parrocchie. Questi i fili conduttori dell’omelia dell’Arcivescovo che ha pronunciato presiedendo, presso il Santuario di San Pietro Martire a Seveso, la celebrazione intra vesperas nel secondo giorno della 44ª Conferenza dei ministri provinciali della Famiglia francescana d’Italia che riunisce i frati minori, conventuali, cappuccini e il Terz’Ordine regolare. Titolo dell’assise in corso presso il Centro pastorale – che torna in presenza dopo due anni di sosta a causa della pandemia – «Fratelli tutti. Esercizio della sinodalità nella vita francescana» (leggi qui la presentazione).  

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Le fatiche della responsabilità

L’omelia si avvia da quelle che l’Arcivescovo definisce «le tre penitenze specifiche e motivi di sofferenza di chi ha ruolo di autorità».

La prima è di essere un bersaglio: «Quando nella comunità c’è qualcosa che non funziona o in un’attività si fanno errori, il bersaglio è sempre l’autorità».

Poi, «l’essere fraintesi, da cui nascono l’insinuazione maliziosa, la contestazione aperta, la presa di distanza come, in modo paradigmatico, è successo a Gesù».

Infine, «la sensazione della solitudine che pervade chi deve prendere decisioni, nonostante tutti gli organi di sinodalità che esistono, essendo difficile trovare alleati sinceri».  

«Eppure – nota l’Arcivescovo – voi francescani insegnate che, proprio nel momento in cui il modo di essere trattati è particolarmente ingiusto, là vi è perfetta letizia».

L'Arcivescovo durante la celebrazione

L’Arcivescovo durante la celebrazione

La perfetta letizia

È possibile, dunque, trasformare l’essere bersaglio in letizia? Sì, «perché ricevere critiche non fondate permette di dare in modo più evidente testimonianza evangelica. Dal fraintendimento si arriva alla perfetta letizia, perché così si è nella condizione di esercitare la profezia, che è sempre inquietante, impopolare, controcorrente. Chi ha responsabilità deve sapere indicare un oltre, magari antipatico, ma dove opera lo Spirito santo. Un oltre, sempre più vicino al Signore, dove portare le comunità».

E anche la solitudine può essere, allora, letizia «perché si sperimenta la presenza di Gesù. Se non ci pieghiamo a coltivare una malinconia deprimente si sente il Signore vicino».

Da qui la consegna finale ai delegati presenti, tutti concelebranti la Messa. «Quando siete bersagliati ingiustamente possiate dare testimonianza dello stile evangelico, perché, nel fraintendimento, possiate essere inquietanti come i profeti, e se sperimentate una particolare solitudine camminando nella fede, riconosciate che Gesù non abbandona mai».

I Francescani presenti alla Messa

I Francescani presenti alla Messa

Il convegno

Nella stessa giornata, conclusa con la presenza dell’Arcivescovo, in mattinata, monsignor Paolo Martinelli, vescovo ausiliare e presidente della Commissione episcopale Cei per il Clero e la Vita consacrata, aveva proposto la relazione centrale del convegno, dedicata al concetto di sinodalità nella vita francescana, a partire dall’Enciclica Fratelli tutti.  

«Credo – ha spiegato – che il primo contributo che siamo chiamati a dare al cammino sinodale è quello di promuovere stili di vita fraterni nella vita della Chiesa, come insegna il fondatore, uomo dell’ascolto. San Francesco come uomo che ascolta la realtà, la creazione, i fratelli e le sorelle, il grido dei poveri, sostenendoli con la sua preghiera, la sua vicinanza e la sua azione. Evidente, in questo senso, il legame con la nostra idea di sinodalità. Mai come adesso – ha sottolineato in riferimento alle tragiche notizie della guerra -, San Francesco è una figura che può ispirare la presenza francescana oggi, sia nella Chiesa, sia nel mondo, come fattore di riconciliazione e di pace tra i popoli».

L’assemblea, articolata tra interventi, comunicazioni, tre workshop – dedicati rispettivamente alla vocazione, al rapporto con i laici e al carisma francescano -, lavori di gruppo e momenti di preghiera, continuerà fino a sabato 19 marzo. 

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