Ultimi giorni del viaggio pastorale nel Sud del Paese: l’arcivescovo ha incontrato le suore del Pime, il segretario del Nunzio apostolico (da poco trasferito) e il Coe con le sue scuole e l’ospedale

camerun

di don Claudio Mainini
“fidei donum” a Djalingo (Diocesi di Garoua)

Sto seguendo l’Arcivescovo nel suo viaggio pastorale. Lunedì 2 gennaio trasferimento da Garoua a Yaoundé, ma a causa del ritardo dell’aereo abbiamo dovuto comprimere le visite alla casa provinciale delle Suore del Cuore immacolato di Maria, chiamate anche suore del Pime, e quella al segretario del Nunzio apostolico.

L’accoglienza delle suore è stata calorosa, erano presenti anche alcune italiane storiche, giunte oltre 40 anni in Camerun. Molto attento e cordiale anche il segretario di origine italiana del Nunzio che è stato trasferito da poco alla Nunziatura di Svezia e Islanda, un bel cambio dal caldo africano al fresco del nord.

La giornata di martedì 3 gennaio è iniziata con il viaggio verso Mbalmayo, per raggiungere il Coe (Centro orientamento educativo), fondato da mons. Francesco Pedretti di cui si vorrebbe aprire la causa di beatificazione. L’accoglienza è stata calorosissima. Siamo rimasti meravigliati di ciò che è stato realizzato in 50 anni, soprattutto per l’educazione dei ragazzi e dei giovani, con una scuola molto organizzata che va dalla materna alle superiori, comprendendo anche una scuola d’arte africana.

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Inoltre abbiamo visto il lavoro che si svolge nel vicino ospedale, sempre gestito dal Coe, dove purtroppo le attrezzature iniziano a essere vecchie e in più reparti esprimevano la necessità di averne di nuove: dalle incubatrici neonatali alle sale operatorie.

Il pomeriggio era dedicato all’incontro con la comunità cattolica organizzata in cattedrale dal Vescovo locale. Erano presenti molte persone appartenenti a vari gruppi e movimenti, oltre a una rappresentanza delle scuole cattoliche con i vari educatori. L’arcivescovo Delpini ha invitato a vivere la fede come «luce e forza per saper vivere i momenti di difficoltà e fatica»; mentre nell’omelia della Messa celebrata a fine giornata presso il Coe, ci invitava a rispondere al vero ruolo del nostro essere lì: «Ottime le opere, ma non dimenticarsi di far conoscere Gesù». Per far conoscere Gesù, diceva, ci sono tre aspetti da vivere: esperienza spirituale; esperienza di liberazione, non facendo quello che si vuole, ma nell’essere liberi di amare; esperienza del camminare ogni giorno.

L’ultima giornata di mercoledì 4 gennaio, prima del rientro in Italia, si svolge tra lo smog e il traffico impazzito della capitale Yaoundé. Si conclude così la visita dell’Arcivescovo, seppure di pochi giorni, ma intensa. Purtroppo non si riesce a raccontare tutto quello che si è vissuto. Le esperienze, il calore umano e soprattutto il lavoro al Coe, ma questo piccolo “assaggio” può essere di stimolo per venire a conoscere ciò che l’associazione fa, come pure tante altre realtà, al servizio dei giovani, dell’educazione e per il bene dei più fragili.

 

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