All’inizio del suo secondo mandato triennale la Presidente diocesana riflette su prospettive e obiettivi: rinnovata presenza in ambito ecclesiale, attenzione formativa, valorizzazione del territorio, “azioni parlanti” in linea con il Vangelo

di Silvia LANDRA
Presidente diocesana dell'Azione Cattolica Ambrosiana

Silvia Landra

La stagione di Chiesa che stiamo vivendo suggerisce in modo forte la gioia del Vangelo come chiave interpretativa della realtà. Non è una novità, perché da sempre il Vangelo ci è annunciato come pienezza di vita, ma è nuovo l’entusiasmo che siamo chiamati a condividere e tutto il bene che abbiamo l’impegno di vedere per non sentirci sopraffatti dalle paure e dalla negatività che ci stanno invadendo.

Questa prospettiva è priorità anche per l’Azione Cattolica ambrosiana, che si appresta a vivere un nuovo triennio di slancio e di impegno. La verifica condotta dalle oltre 250 assemblee di base, sparse per tutti i territori della diocesi, non è timida in quanto a critiche e lettura realistica di un contesto ecclesiale che sta conoscendo la crisi della partecipazione, la fatica del coinvolgimento giovanile, la difficoltà del dialogo e della progettazione, le resistenze ancora forti ad assumere una visione conciliare e missionaria della Chiesa. E tuttavia si tratta di verifiche che in nessun caso mancano di uno sguardo responsabile verso il futuro, espresso come intenzione di rinnovarsi, di aumentare il dialogo, di rendersi più solidali e vicini alle persone fragili, di promuovere una conversazione più franca con i pastori, di annunciare una vita buona e animata dalla Parola di Dio che possa sprigionare la forza potente di una spiritualità incarnata nelle cose di ogni giorno e non negli eventi sporadici e speciali. Credo sul serio che la capacità di immettere sguardi positivi e documentati nella realtà sia un compito serio e preciso che ci attende, un atteggiamento spirituale che può modificare il clima del nostro ritrovarci, degli incontri aperti a tanti, delle dinamiche di gruppo, delle comunicazioni.

Abbiamo poi un forte desiderio di confermare l’attenzione formativa per le età della vita, continuando a studiare metodi e linguaggi nuovi per interpretare nel modo più adeguato possibile la sensibilità dei ragazzi, dei giovani e degli adulti nelle tante fasi del proprio percorso e nelle diverse scelte vocazionali, comprese le fatiche di ritornare sui propri passi che spesso l’esistenza chiede. In tutte le età si avverte un forte bisogno di sentirsi capiti, attraverso relazioni personali coinvolgenti e attente alla vita. Una convinzione che non ci abbandona è il protagonismo dei nostri ragazzi e giovani, che possono essere chiamati in causa in prima persona, lasciati parlare, organizzare e fare proposte anche dentro la Chiesa. Parlare meno di loro in termini problematici e ascoltarli di più è un messaggio per noi adulti dentro l’Ac da non dimenticare. In noi devono vedere vivacità e affidabilità, non l’affanno per la loro assenza o la critica sistematica perché non fanno come vorremmo.

Pensiamo di investire una particolare energia nei confronti dei numerosi gruppi di Ac che hanno espresso il desiderio di cominciare a progettare qualcosa di nuovo sul territorio, valorizzando le risorse locali e concentrandosi particolarmente su soggetti e questioni che si ritiene debbano ricevere maggiore attenzione, frutto dell’analisi condotta insieme sul contesto nel quale si abita, sia ecclesiale, sia civile. Si insisterà proprio sulla capacità che l’Ac deve affinare di leggere i contesti nuovi interpretandone creativamente i bisogni. Si sta diffondendo anche una maggiore sensibilità sui bilanci di previsione delle piccole iniziative sul territorio e sulla sostenibilità complessiva di una associazione che deve puntare su autonomia e sviluppo senza perdere la passione e l’intelligenza che hanno segnato tanti laici nella sua storia lunga 150 anni.

Lo stesso metodo formativo è particolarmente riletto alla luce della centralità della Parola e contestualmente della vita, in una tensione continua a far sì che alcune “azioni parlanti” caratterizzino la vita dei soci in quanto soggetto collettivo e non solo come singoli, che certo fanno molte scelte concrete segnate dal Vangelo in linea con la personale regola di vita che si sono dati. Anche a livello diocesano il Consiglio sarà chiamato a promuovere alcune “azioni parlanti” scelte tra quelle che possono favorire riflessioni e coagulare risorse a beneficio di tutte le associazioni territoriali: azioni nell’ambito dell’ospitalità e dell’abitare solidale, nell’ambito della condivisione tra impegnati in politica dell’associazione, nell’ambito dell’economia reale e del lavoro. Continueremo a offrire il nostro contributo negli organismi diocesani, secondo il nostro stile e il nostro specifico carisma, per favorire il lavoro comune, la responsabilità condivisa e il dialogo tra soggetti diversi.

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