La nota conclusiva della VI sessione del Consiglio pastorale diocesano, dedicata al lascito dell’evento del 25 marzo
La VI sessione del Consiglio pastorale diocesano – svoltasi il 22 e 23 aprile scorso – ha avuto come tema “Il lascito della visita di papa Francesco all’Arcidiocesi ambrosiana e alle terre ambrosiane”.
La preparazione e la trattazione hanno avuto un sapore particolare perché per tutti è stato un tema vissuto innanzitutto come evento molto coinvolgente. I tempi di preparazione della sessione sono stati nello specifico ristretti a causa della vicinanza temporale della visita pastorale alla sessione di aprile, ma dall’altro lato la memoria viva dell’incontro ha aiutato molto a focalizzare i temi e a cogliere soprattutto il valore di testimonianza di questa visita.
Il lavoro si è articolato nei consueti incontri di zona e nella sessione; questa si è sviluppata ulteriormente in diversi momenti: la presentazione di un video iniziale dal titolo “Con gli occhi di Francesco”, l’illustrazione delle sintesi di zona orientate a far cogliere già alcuni passi importanti da compiere, le testimonianze raccolte dai luoghi visitati dal Pontefice e poi a seguire gli interventi dei consiglieri (27), volti a individuare la specificità del lascito della visita per la nostra Chiesa locale.
Il dibattito in Consiglio è stato vivace, interessante, ricco di feed-back che hanno espresso consolazione, gioia, stupore, desiderio di far succedere cose nuove e di approfondire quanto di bello stiamo vivendo, risvegliando energie sopite anche in ambito ecclesiale; infine si è colta una dimensione di Popolo che è emersa, ma va ulteriormente molto riconosciuta, accompagnata ed educata. Si è posto in risalto unanimemente l’attenzione allo stile di Francesco e di una pastorale da “Chiesa in uscita”, che prende forma in azioni semplici e molto efficaci, come: “andare verso”, “stare con”, dedicare tempo, ascoltare la persona, reagire con semplicità, pregare e raccogliersi nei momenti precisi, ascoltare e reagire dove richiesto. Allo stile di Francesco ha corrisposto un popolo che si è lasciato convocare, raggiungere, istruire e consolare.
Il Consiglio, dopo una prima fase di ascolto, ha lavorato sulla base di una semplice griglia di domande funzionali a far procedere il confronto verso acquisizioni più profonde ed essenziali dalle quali ricavare indicazioni per il nostro cammino di Chiesa ambrosiana. Ecco il testo consegnato e che anche al termine del Consiglio è stato ampiamente ripreso per un suo utilizzo anche in altri contesti.
Breve rilancio per continuare il discernimento
Dal nostro primo confronto sono emerse molte sottolineature che hanno reso ancor più evidente la bellezza di un’esperienza di Chiesa all’insegna della gioia del Vangelo che si è espressa in uno stile che ha preso forma nelle seguenti scelte:
– la cura dell’incontro personale vissuto in pienezza con ogni persona, nella quale si coglie la presenza del Signore
– l’attraversamento di ogni periferia esistenziale e non
– lo scoprirsi parte di un Popolo
– il liberarsi dalle strutture inutili e obsolete o “sovrastrutture”
– la coltivazione da parte di ciascuno della dimensione contemplativa della vita
– la rinnovata speranza di chi è libero dall’esito e sa guardare lontano.
Questa positività è emersa in tanti modi e ci provoca:
– L’esperienza di Vangelo che abbiamo fatto quale conversione può e deve far nascere a livello personale?
– E quale a livello comunitario?
– Come fare in modo che le nostre comunità non disperdano questo dono?
– Cosa ci impedisce di accogliere l’invito del Signore che continua a cercare alleati che cooperino con la creatività dello Spirito per farlo diventare carne qui e ora?
Nel rispondere a queste domande per individuare un passo da compiere i consiglieri hanno offerto numerosi spunti su più dimensioni sottolineate anche dall’Arcivescovo. Ecco le più ricorrenti:
– L’esigenza di porre al centro il Popolo di Dio, esperienza in atto, ma non ancora abbastanza istruita e consapevole: il Popolo non è l’insieme dei laici impegnati nella Chiesa, ma l’insieme dei battezzati, laici, ministri ordinati e persone consacrate, che sono seme e lievito per stare in relazione a tutti i popoli. Questo messaggio apre anche all’esigenza di cammini di fede ed ecclesiali aperti all’interculturalità, alla multietnicità adeguati alla situazione culturale, economica e demografica che stiamo vivendo.
– La ripresa necessaria di Evangelii Gaudium, ancora troppo poco nota, ma testo chiave per comprendere le linee di questo Pontificato.
– L’importanza di tenere uniti e presenti gli aspetti del magistero di Francesco: esperienza personale, gesti, magistero effettivo, attenzione alla cultura di popolo per non ridurre la portata del suo messaggio ad argomento profano, come uno dei tanti che si ascoltano.
– La constatazione della ricchezza della visita di papa Francesco in relazione al cammino della nostra Chiesa in questi anni, in particolare con la visita pastorale dell’Arcivescovo.
– Importanti i richiami che papa Francesco ha fatto riguardo alla Chiesa come segno di unità nella sua dimensione pluriforme in contrasto con uniformità e pluralismo.
– La decisività dello stile come espressione molto visibile della qualità della testimonianza. Coltivare le relazioni, privilegiare gli incontri con le persone, mettere al centro la quotidianità e gli ambienti di vita ordinari dove vivere secondo il Vangelo, sono tutte dimensioni emerse per dare contenuto più puntuale alle sottolineature dello stile. Nell’insieme si è colta l’importanza di incentivare uno stile che, affermandosi, possa aiutare ad andare oltre un perdurante clericalismo (dove la missione si riduce a ruolo di controllo invece del servizio), segno di una mancata acquisizione delle intuizioni conciliari sulla Chiesa -Popolo di Dio, mistero di comunione.
Il Consiglio, infine, affida questa nota al Consiglio episcopale milanese, auspicando che in ogni realtà della Chiesa ambrosiana avvenga una riflessione seria e ampia, riguardo al lascito della visita di Francesco a tutti i livelli – parrocchie, Comunità pastorali, Decanati – in modo da non disperdere il dono ricevuto, anzi farne un riferimento per i prossimi passi in diocesi. A questo proposito si sottolinea il lavoro proficuo fatto dal Consiglio qui raccolto e si suggerisce che metodologicamente possa essere ripresa la griglia qui usata per continuarlo.