L’Arcivescovo ha guidato, a Cairate nella Zona II-Varese, la prima delle 7 Viae Crucis che verranno celebrate nelle singole Zone pastorali. «Camminiamo verso la Pasqua diventando come Gesù»

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Via Crucis Cairate (1)

«Siamo in cammino, non fermiamoci, non ci paralizzi l’angoscia di questi giorni, con l’assurdità di una violenza che si scatena. Non possiamo isolarci dai problemi del mondo, ma attraverso la sofferenza che proviamo e che vediamo nei nostri fratelli, diventiamo conformi a Gesù. La pandemia ha creato una sorte di lentezza, di inclinazione a preferire lo stare in casa piuttosto che uscire, guardare la televisione piuttosto che andare a Messa, meglio lontani che vicini, ma noi non vogliamo arrenderci all’inerzia. Questa Via Crucis vuole essere un segnale che usciamo da un periodo di sospensione, di lentezze e di assenze, per dire che stiamo diventando un popolo nuovo che riconosce la sua vocazione a essere sale della terra, luce del mondo. Non siamo presuntuosi, non vogliamo dare lezioni agli altri, ma sentiamo la responsabilità di essere testimoni e lo saremo se diventiamo conformi a Gesù che ha imparato l’obbedienza dalle cose che ha patito».

Emanuela Scandoglio

È un appello chiaro e senza sconti, per vivere i giorni della Quaresima con lo spirito del «diventare come il Signore», quello che l’Arcivescovo rivolge alle tante persone che, sfidando il freddo della sera, pregano in piedi davanti alla croce, posta in un semplice altare realizzato per l’occasione, nel campo sportivo dell’oratorio maschile San Luigi a Cairate. Inizia, infatti, dalla Zona II-Varese presso la Comunità pastorale “Santa Maria Assunta” che riunisce Cairate, appunto, Bolladello e Peveranza, la proposta delle 7 Viae Crucis che il vescovo Mario presiederà nelle singole Zone pastorali della Diocesi.
Presenti le autorità militari e civili, tra cui il sindaco di Cairate, Anna Pugliese, molti sacerdoti – che l’Arcivescovo ha voluto incontrare prima del Rito -, il vicario episcopale di Zona, monsignor Giuseppe Vegezzi, che rivolge il ringraziamento finale, e il parroco, Cristino Carpanese, si percorrono idealmente, restando al proprio posto, 4 delle 14 Stazioni, la I, II, IV, XII. In ciascuna si ascolta la Parola di Dio, si medita con i pensieri di Teresa d’Avila tratti dall’ autobiografia “La mia vita”, curata nella nuova traduzione dalle Claustrali del Carmelo di Legnano che, con il Servizio di Pastorale Liturgica, hanno preparato il Sussidio, e si cantano brani dello Stabat Mater.

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L’omelia

Dall’interrogativo su che tipo di uomini e donne stiamo diventando, si avvia la riflessione dell’Arcivescovo. «Diventare grande, diventare vecchio, diventare padre, madre, nonno, nonna, vedovo, diventare solo. Diventare niente. Talvolta c’è questa specie di rassegnazione, uno è quello che è e le cose si ripetono sempre».
Eppure, diventare uomo non è cosa «da un istante» e non lo fu nemmeno per Gesù che «negli anni di Nazaret, non ha insegnato, non ha compiuto nessun segno prodigioso, ha imparato solo a diventare uomo» e ha continuato a farlo «nel suo viaggio a Gerusalemme, nei giorni della popolarità e nel disprezzo, nelle false accuse e nella dolorosa passione, fino all’incontro con l’ultimo nemico, la morte».

Anna Pugliese (Sindaco di Cairate)

È così, insegnando a tutti a divenire figli, che il Figlio indica la via: «Gesù percorre la via della croce e diventa salvezza per tutti».
Ecco perché, scandisce il vescovo Mario, «siamo convocati, per tenere fisso lo sguardo su di Lui, imparare – lo ripete due volte -, a diventare uomini e donne che si conformano a Lui».
Come a dire, il tempo non è un trascorre inevitabile e monotono di giorni che «passano anche se io non lo voglio», ma l’occasione di una progressiva trasformazione per cui «nessuno è autorizzato a dire che quello che è stato, è stato».
«Le notizie invadono la mente e gli occhi con una loro inarrestabile prepotenza, ma impariamo solo se concentriamo l’attenzione; i rapporti tra marito e moglie, tra fratelli, tra vicini di casa, tra parenti, possono diventare rapporti buoni solo se ci rendiamo amabili e coltiviamo la stima per le persone che incontriamo, solo se ci impegniamo in spirito di servizio e con l’intenzione di edificare la comunità».
È questo «diventare, il fascino e la fatica della libertà, la sfida rivolta dalla fede» di cristiani credibili, perché capaci di vivere come il Signore ha vissuto, imparando a pregare, dicendo “Padre”, «soffrendo come Lui, senza desiderio di vendetta, ma con l’intimo desiderio del perdono».
Infine, prima della preghiera finale davanti alla croce, un’ultima consegna. «Formuliamo dei propostiti per essere simili a Gesù, proclamando ogni giorno uno stile di libertà. Ho desiderato incontrare i sacerdoti di questa Zona per salutarli e ringraziarli di quello che fanno e anche per incoraggiarli a diventare dei santi preti e incoraggio anche voi: mettiamoci in cammino verso la Pasqua».

Il calendario completo della Via Crucis

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