Presso la sede della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale si è aperto solennemente l’Anno Accademico dell’Ateneo, alla presenza dell’Arcivescovo - Gran Cancelliere della FTIS -, e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano. Poi, la Celebrazione eucaristica nella Basilica di san Simpliciano
di Annamaria
Braccini
Sono espressioni di gratitudine, quelle che l’Arcivescovo, nella sua veste di Gran Cancelliere della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, esprime aprendo solennemente l’Anno Accademico 2019-2020 dell’Ateneo e dell’Istituto di Scienze Religiose di Milano, davanti a docenti, tanti studenti e al personale amministrativo. In prima fila siedono il vescovo ausiliare monsignor Paolo Martinelli e il vicario episcopale di settore, monsignor Luca Bressan. Invitato d’eccezione, per la Lectio Magistralis è il rettore dell’Università degli Studi di Milano, il professor e filosofo Elio Franzini.
«Al di là dei rapporti personali, esprimo il mio apprezzamento perché la Facoltà Teologica ha invitato un filosofo. È un segno interessante che la chiarificazione di alcune nozioni diventi un aiuto a entrare nella profondità delle questioni, oltre i luoghi comuni e la superficialità», dice subito il vescovo Mario, per il quale è interessante anche il tema trattato – la crisi della modernità e postmodernità – «per contrastare la tendenza alla sbrigatività dei giudizi e alla schematizzazione. Ringrazio anche perché è stato invitato il Rettore di un’Università molto prestigiosa come la “Statale”, che dice non solo l’apprezzamento per le persone, ma un promettente rapporto tra le Istituzioni».
Rapporto sottolineato, nel suo indirizzo di saluto anche dal preside della Facoltà, don Massimo Epis che richiama il Discorso alla Città 2018, “Autorizzati a pensare”, nel quale l’Arcivescovo auspicava che, insieme Università e Istituzioni culturali, possano coltivare un senso di responsabilità che impegna a un esercizio pubblico dell’intelligenza.
«Abbiamo pensato che l’intervento del rettore magnifico della “Statale” di Milano, nel giorno dell’inaugurazione dell’Anno Accademico, fosse occasione preziosa per esercitare anche visibilmente questa corresponsabilità».
3 le iniziative ricordate dal Preside, «nel compito della Sede centrale di offrire alle Sezioni Parallele, agli Istituti Teologici Affiliati ed agli Istituti Superiori di Scienze Religiose collegati, gli strumenti e le competenze per svolgere, nella Chiesa e nella società, il ministero della carità intellettuale. Il Convegno annuale, in programma il prossimo mese di febbraio, sulla tematica dell’origine come creazione; il percorso ideato per una riflessione sulla tematica di “Dio” nei principali modelli teorici del dibattito filosofico contemporaneo e l’appuntamento tradizionale a Gazzada – nel giugno prossimo – per l’aggiornamento dei Docenti della rete FTIS, che quest’anno, con una nuova formula, presenterà una panoramica del dibattito sulla teologia e le questioni principalmente dibattute nell’area tedesca».
Inoltre, l’orgoglio è per la presenza, in crescita, degli studenti stranieri nella Facoltà: «un onore ed una responsabilità, per cui è stato attivato di un corso intensivo di Lingua italiana, in convenzione con l’Ufficio Missionario dell’Arcidiocesi».
Interessante anche l’impegno – realizzato – per il rinnovo delle strutture della multimedialità, al fine di essere al passo con il presente e per «esaudire anche la richiesta di alcune realtà, come quelle monastiche, che non possono accedere fisicamente alle lezioni».
Don Alberto Cozzi, preside dell’ISSRM, da parte sua, evidenzia: «Iniziamo questo anno accademico avendo ricevuto l’approvazione dei titoli di Baccalaureato e Licenza, conferiti dalle Facoltà approvate dalla Santa sede, riconosciuti come Laurea e Laurea Magistrale, secondo il Decreto del 27 maggio (n. 63) del Presidente della Repubblica. Così i nostri ambiti entrano, con un titolo nuovo, nelle Università. Entriamo in questo riconoscimento con un’esigenza di presenza, una richiesta di consapevolezza e di un metodo di interdisciplinarietà forte. Un’esigenza di sapienza, di riflessione, di pensiero capace di dare una sintesi orientativa; un’esigenza di capire quale sia la “postura” delle Scienze teologiche nel sapere universitario».
Nella sua Lectio, “Crisi del moderno e modernità della crisi”, il rettore Franzini delinea il quadro di un sostanziale allontanamento, nei secoli, tra filosofia e teologia, tanto che «oggi, in nessuna Università statale d’Italia si insegnano discipline di ordine teologico. I due mondi – filosofia e teologia -, si sono separati nel nostro Paese, cosa che non succede in altre Nazioni».
«Il moderno è inglobante e, per questo, non facilmente definibile. Il moderno è la nascita di un modello educativo che allontana la teologia dalla dimensione filosofica,. La responsabilità del filosofo è grande, e rischia la più totale autoreferenzialità. Si tratta di porre di nuovo in primo piano tale responsabilità, con un pensiero cosciente anche delle crisi. La verità nasce dal confronto critico, ma bisogna cercare dei punti fermi che richiamino il filosofo alla sua responsabilità».
Poi, nella vicinissima e splendida basilica di San Simpliciano, la tradizionale Eucaristia di inizio Anno, concelebrata da alcuni docenti e presieduta dall’Arcivescovo che, nell’omelia, parla dei «giorni della modestia».
«C’è stato forse un tempo in cui la scienza teologica, consapevole di possedere la verità ultima si è presentata come la regina delle scienze, ha preteso molti servitori, si è ostinata persino in molti puntigli di dettaglio, in molte discussioni spicciole.
Me vengono i giorni della modestia e la scienza teologica si presenta come un viandante che i signori della città guardano con sospetto, con indifferenza o con sufficienza. Così i mandati dal Signore saranno tentati di insistere per entrare anche là dove non sono accolti, cercheranno di rendersi simpatici dimostrando di poter andare d’accordo con tutti senza disturbare, anzi, stabilendo intese con i seguaci di ogni dottrina bizzarra che sia di moda».
Ossia un rendersi servi o estraniati dai giorni quotidiani per non sentirsi umiliati, invece che essere discepoli che «obbediscono al nome del Signore».
Chiara la parafrasi: «Gli inviati fedeli nei giorni della modestia custodiscono il nome di Gesù, continuano a percorrere strade, senza clamore, senza vittimismi, senza l’arroganza che giudica e disprezza, senza sensi di inferiorità che deprimono e inducono al risentimento. Anche i teologi – docenti e studenti ma tutti discepoli – continuano a percorrere le strade, senza grandi apparati, con scarse risorse, si espongono all’accoglienza e al rifiuto, vivono la spiritualità dei giorni della modestia. C’è però qualche cosa di affascinante del loro vagabondare: la rivelazione della loro vocazione e dell’amicizia che li unisce a Gesù e li ha persuasi a mettersi in cammino». dell’amicizia che li unisce a Gesù e li ha persuasi a mettersi in cammino».