Redazione
«Sorgente della vita evangelico-contemplativa delle sorelle povere di S. Chiara d’Assisi è l’amore gratuito e inaudito di Dio che è Padre provvido chino su tutte le creature. Un’amore che si rivela, si fa carne in Cristo Gesù, che visse povero e umile, che fu crocifisso e risuscitò dai morti…». Di qui parte la riflessione di Suor Debora Maria, clarissa del monastero di Lovere.
di Suor Debora Maria
Gesù, la Parola del padre, a noi detta e donata, è la buona/bella notizia, l’evangelo che accolto, nello spirito, al modo della Vergine Maria, plasma, feconda e trasfigura la vita. Questo è il cardine della Forma Vitae delle sorelle povere: vivere secondo il vangelo, vivere facendo spazio in noi a questo Amore, lasciando che viva che abiti in noi, che prenda la nostra carne, che dia forma ai nostri pensieri ai nostri sentimenti, ai semplici gesti della vita quotidiana, nel desiderio di avere, anzitutto «lo spirito del Signore e la sua santa operazione».
Infatti è lo spirito del Signore, lui che accende sempre più in noi l’amore, e compie la Parola. Con lo sguardo fisso su Gesù, contemplando la sua intera esistenza, la sorella povera è chiamata a seguirne le orme «specialmente la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità» che risplendono in modo mirabile, nel mistero dell’Incarnazione e della Passione di Lui. Essere memoria viva del vangelo che è Gesù povero per amore: questa fu la passione che ha nutrito e sorretto il cammino di Chiara d’Assisi ed èancor oggi, la nostra vocazione, la nostra diaconia nella Chiesa e al mondo.
Passione per Dio, affinché il suo regno venga, si compia, e insieme passione per l’uomo, per ogni fratello e sorella, perché ciascuno possa incontrare e accogliere la salvezza e la vita piena che il Padre offre a tutti, perdutamente, incondizionatamente, in Gesù suo figlio diletto. Al fuoco stesso della Trinità santissima attinge così, luce e vigore l’altra dimensione fondamentale del nostro vivere, quella della fraternità, “luogo” storico in cui il Vangelo è vissuto e incarnato.
La vita fraterna che Chiara ci addita è caratterizzata dall’umile servizio reciproco nel vincolo della carità autentica, che, se è solidarietà con i poveri, con tutti i fratelli, e, prima ancora, solidarietà con il desiderio che Dio ha nei confronti di ciascun uomo. Così infatti, rivolgendosi a S. Agnese di Praga, Chiara la «stima collaboratrice di Dio stesso e colei che rialza le membra cadenti del suo corpo ineffabile».
Ancora “ forma” di questa fraternità che scaturisce da Dio, è la custodia della dignità di ogni sorella, di ogni “altro”: Chiara afferma infatti che «per grazia di Dio la più degna fra tutte le creature, l’anima dell’uomo fedele, è più grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature non possono contenere il Creatore, mentre la sua anima fedele è a sua dimora e sede, e ciò soltanto grazie alla carità». Nella Regola Chiara ammonisce poi a guardarsi «da ogni superbia, vanagloria, discordia e divisione». Invece dobbiamo essere «sollecite di conservare sempre, reciprocamente, l’unità della scambievole carità, che è vincolo della perfezione».
Chiara, ancora, ci esorta più e più volte a condividere la nostra vita, a riconoscere e accogliere quella bellezza che abita in ogni sorella e che nello scorrere del semplice quotidiano, spogliata a poco a poco da ogni vana illusione, da ogni superfluo apparire, da ogni ricerca egoistica, lascia emergere l’immagine di Dio che ognuna porta in sé. Allora si spalancano gli orizzonti della speranza dove tutto, nella lode e nel rendimento di grazie, è ricondotto e restituito alla prima Origine, «il Padre delle misericordie, il nostro Donatore, l’Altissimo onnipotente, bon Signore».