In un incontro in Curia alla presenza del Vicario episcopale sono stati sottolineati i passaggi della Proposta pastorale relativi alle comunità e al contributo che il loro carisma può dare al cammino della Chiesa ambrosiana

di monsignor Paolo MARTINELLI
Vicario episcopale

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I Superiori locali delle comunità di vita consacrata della diocesi ambrosiana si sono incontrati con chi scrive venerdì 27 settembre in Curia arcivescovile. Tema all’ordine del giorno: come contribuire con il proprio carisma al cammino della Chiesa ambrosiana, secondo le indicazioni dell’Arcivescovo espresse nella recente proposta pastorale «La situazione è occasione».

L’incontro è stato introdotto dal nuovo segretario diocesano della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori (Cism), il guanelliano don Francesco Sposato. Dopo una breve presentazione del documento, in cui ne sono stati ricordati i temi fondamentali- dal mese missionario straordinario al senso dell’anno liturgico alla luce della Lettera di San Paolo ai Filippesi –  ci si è soffermati su alcuni passaggi del testo riguardanti direttamente i consacrati. Alcuni sono intervenuti sottolineando il significato della missionarietà come forma della vita della Chiesa e come valore imprescindibile della vita consacrata. L’Arcivescovo ricorda la «grazia incomparabile» costituita dalla presenza della vita consacrata nelle sue varie forme sul territorio diocesano. Essa è «la risposta a una vocazione a essere testimoni del Regno che viene». Per questo i consacrati ricordano a tutti, con la loro stessa forma di vita, il senso dell’esistenza destinata alla piena comunione con Dio. Da qui l’invito forte dell’Arcivescovo: «Le comunità di vita consacrata e le persone consacrate possono farsi carico di insegnare a pregare come espressione particolarmente coerente con il loro carisma, messo a servizio dell’edificazione di tutti».

Non pochi religiosi hanno raccontato l’esperienza di condivisione della preghiera corale con il popolo di Dio, specialmente presso santuari o basiliche molto frequentate. Anche l’arte e la bellezza dei luoghi di culto sono occasioni preziose di evangelizzazione.

Successivamente, grazie anche all’intervento di suor Luisella Musazzi, moderatrice della Consulta «Chiesa dalle Genti», il dibattito si è concentrato sul crescente carattere interculturale di tante comunità di vita consacrata. Le testimonianze raccontate hanno fatto comprendere perché l’Arcivescovo chiede che queste realtà «aiutino tutta la comunità cristiana come “laboratori” della Chiesa dalle genti che stiamo costruendo, per grazia di Spirito Santo». Le fraternità interculturali sono profezia di un nuovo volto di Chiesa.

Infine il dialogo si è concentrato sulla presenza di tanti consacrati anziani nelle comunità religiose. La nota più rilevante a questo proposito non è stata il lamento, quanto il testimoniare la bellezza di rapporti intergenerazionali positivi e il custodire il valore del religioso anziano, portatore di memoria e di speranza. Anche quando si avvicina “sorella morte”, vista non come realtà da nascondere, ma come momento in cui si compie l’incontro definitivo con il Signore risorto. Anche in questo modo la vita consacrata è chiamata a mostrare la dimensione escatologica della vita cristiana, affermando il mistero di Dio come ciò rimane, anche quando tutto passa. Proprio di questo sguardo abbiamo tutti bisogno per vivere la responsabilità del momento presente, alla luce della vittoria dell’amore di Dio sul male e sulla morte.

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