Don Sergio Massironi, direttore del Collegio Villoresi: «Insegnanti, genitori e mondo del lavoro devono ricominciare a parlarsi e poi devono ascoltare i ragazzi. La scuola italiana ha una grande tradizione, sulla quale vale la pena scommettere»

di Stefania CECCHETTI

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Don Sergio Massironi

La crisi come opportunità per ripensare la scuola. Vede il bicchiere mezzo pieno, in questa pandemia, don Sergio Massironi, direttore del Collegio arcivescovile Villoresi che conta poco più di 1500 alunni, dal nido fino alla maturità, nelle due sedi di Monza e Merate: «Questa situazione di emergenza ci permette, come scuola, di decidere come vogliamo rinascere sul piano educativo e della formazione scolastica e intellettuale», sostiene.

Quali dovrebbero essere i cardini di una rinascita? «Anzitutto credo sia importante riscommettere su rapporti forti tra gli adulti. Insegnanti, genitori e mondo del lavoro devono ricominciare a parlarsi e a fare squadra attorno alla crescita dei ragazzi. Secondo: sembrerà banale, ma dobbiamo ascoltare in modo molto attivo i ragazzi stessi, è attraverso le loro inquietudini che capiamo quali sono le domande fondamentali del nostro tempo. Essere a fianco dei ragazzi ci fa scoprire i nostri punti deboli e i nostri punti di forza. Infine, dobbiamo scommettere ancora e davvero sulla grande tradizione della scuola italiana. L’innovazione, sperimentata anche e soprattutto in tempo di pandemia, va bene ma solo se abbiamo chiaro che tipo di scuola vogliamo fare. Non dobbiamo perdere di vista che imparare a leggere, scrivere, calcolare e disegnare è fondamentale».

Affermazioni che valgono doppio, dette dal Rettore di un istituto dall’efficienza tecnologica comprovata, visto che durante il primo lockdown ha saputo trasferire la didattica on line nel giro di un paio di giorni: «La scuola ha risposto molto bene – ammette don Massironi -, l’impegno degli insegnanti e di buoni tecnici informatici ha fatto la differenza. Siamo riusciti a garantire il monte orario completo a per tutti gli ordini di scuola, fatta eccezione per la scuola dell’infanzia, dove abbiamo optato per un orario più leggero».

Ovviamente, il secondo lockdown ha trovato il Villoresi ancora più pronto, come racconta ancora don Massironi: «Da fine maggio a fine ottobre abbiamo lavorato insieme al Collegio arcivescovile San Carlo di Milano e al Politecnico per verificare il lavoro fatto in Dad. Dall’analisi delle lezioni tenute sono state raccolte 800 “buone pratiche” che, raccolte in un volume. sono servite da linee guida per reimpostare l’anno scolastico e un eventuale nuova Dad in autunno».

E adesso che la Dad è tornata a essere la quotidianità per gli studenti delle superiori, don Massironi dice: «È urgentissimo tornare in presenza. La scuola sta dimostrando una grande responsabilità civile: nonostante fosse un luogo molto più sicuro di altri, ha saputo fare un passo indietro nel rispetto degli anziani e del mondo sanitario. Ma gli adolescenti hanno bisogno della scuola non meno dei piccoli. Il rischio è che questi adolescenti non li veda nessuno».

Intanto, in questo tempo sospeso, il Villoresi ha puntato a rafforzare i collegamenti con le famiglie e il territorio: «Abbiamo proposto alcuni webinar con due tagli: uno di carattere educativo-psicologico e l’altro di dialogo con esponenti del mondo delle imprese e della cultura. Lo scopo è quello di comprendere ancora meglio la mission di una scuola come la nostra nel territorio della Brianza».

 

 

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