L’Arcivescovo ha recitato il Rosario in tre località della “Bassa”, la zona più agricola della Diocesi: «La terra è un giardino da custodire e non una proprietà da saccheggiare»
di Annamaria
BRACCINI
«Cercare il Regno di Dio significa essere solidali gli uni con gli altri, cambiare stili di vita che si rivelano, talvolta, rovinosi per il giardino che abbiamo ricevuto, che dobbiamo custodire e consegnare migliorato alle generazioni future». Lo dice con molta chiarezza l’Arcivescovo, nella prima delle tre tappe del suo pellegrinaggio per invocare il dono dell’acqua. Si recita il Rosario in tre parrocchie di località dislocate a ovest, sud ed est nella Zona pastorale VI: in Sant’Ambrogio a Trezzano sul Naviglio, nella chiesa di San Martino Olearo di Mediglia e nella chiesa della Beata Vergine del Rosario a Trezzano Rosa.
La preghiera
Nella piccola, ma millenaria chiesa di Sant’Ambrogio, abbellita da preziosi affreschi quattro-cinquecenteschi, la gente arriva alla spicciolata (tanti in bicicletta, cime si usa ancora qui), sotto un sole feroce che ricorda a tutti la gravità della siccità che sta mettendo in ginocchio queste terre a vocazione agricola. Giovani famiglie con i bambini, gli anziani, i sindaci di Trezzano e Noviglio, i rappresentanti della Coldiretti, il parroco don Franco Colombini, il vicario di Zona VI monsignor Michele Elli, il decano di Cesano Boscone don Luigi Caldera, i sacerdoti delle parrocchie vicine, le suore: davanti alla venerata immagine della Madonna, eseguita forse da Bernardino Luini, si prega il Rosario con una voce sola.
«Desidero condividere la fiducia nel Dio provvidente e in Maria patrona della “Bassa”. Siamo qui a esprimere fiducia, anche in momenti complicati come questi per la siccità, e per tante altre disgrazie», dice, in apertura, l’Arcivescovo, che spiega: «Ho desiderato fare questo pellegrinaggio per esprimere la mia solidarietà. Io non posso fare niente, ma possiamo pregare e nella preghiera comune trovare incoraggiamento. Due parole mi hanno motivato: la fiducia in Dio e il desiderio di farmi vicino a coloro che devono il loro lavoro all’acqua».
Dopo la recita dei cinque Misteri gaudiosi, la preghiera di intercessione, il canto della Salve Regina, le Litanie lauretane, la riflessione dell’Arcivescovo muove dalla famosa espressione rivolta da Gesù ai discepoli nel sesto capitolo del Vangelo di Matteo: «Cercate prima il Regno di Dio».
La riflessione
«Vorrei condividere con voi la fiducia che dobbiamo avere in Dio. Una fiducia, però, costruita sulla rivelazione e non immaginando che il suo modo di esaudire le nostre preghiere sia sempre secondo le nostre aspettative. La pagina del Vangelo ci dice di cercare prima il Regno di Dio ed è questo il primo motivo per cui siamo qui radunati – dice -. Cercare il Regno significa la promessa di una fraternità in cui tutti siamo ospitati e, dunque, nei momenti difficili, cercarlo vuol dire dare inizio, su questa terra, a quella fraternità solidale che permette di affrontare le tribolazioni. In ogni disgrazia è sempre capitato che qualcuno se ne approfitti, che colga il momento in cui gli altri soffrono per aumentare le sue ricchezze. Tutta la storia è segnata da questa avidità: cercare prima il Regno di Dio significa cercare quell’essere fratelli che induce all’aiuto vicendevole».
E, ancora, prosegue, «cercare prima il Regno di Dio indica anche un invito alla conversione. Io non mi intendo di cambiamento climatico, ma certamente abbiamo, talvolta, uno stile di vita che non fa caso allo sperpero e allo sfruttamento esagerato delle risorse naturali. Cercare il Regno significa rendersi conto che la terra è un giardino da custodire e non una proprietà da saccheggiare. Siate persone che conoscono la sobrietà come una virtù e il rispetto del creato come un modo di essere in comunione con Dio».
Cercare il Regno di Dio, infine, «vuol dire vivere nella fiducia, perché noi siamo in grado di affrontare le sfide che si presentano. Ce la faremo. Siamo capaci di trovare il modo per superare questo momento. Speriamo vivamente che arrivi dal cielo acqua a sufficienza, per le necessità della nostra e di tutte le terre, ma crediamo che anche nella sfida della siccità la nostra mente, l’intraprendenza, la creatività troveranno delle soluzioni. Per questo ho intrapreso questo breve pellegrinaggio per dire che cerchiamo il Regno di Dio e confidiamo che non venga meno il suo aiuto. Preghiamo Maria, patrona della “Bassa”. Lei, che a Cana ha detto “Non hanno più vino”, dica ora a Gesù, “Non hanno più acqua”, e ottenga la possibilità di una fecondità della terra rinnovata dalla generosità del cielo».
A conclusione è don Colombini a ricordare come il cardinale Schuster – che nel 1954 diede alla chiesa il titolo di Santuario della Beata Vergone Maria – considerasse miracolosa l’effige della Madonna, appunto detta di san Carlo patrona della “Bassa”, presente in Sant’Ambrogio.