La riflessione dell'Arcivescovo per la quinta domenica è dedicata alla sapienza che caccia via gli idoli, liberando dalla schiavitù dell'avidità
di monsignor Mario
DELPINI
Arcivescovo di Milano
Idoli d’oro e d’argento
Quando l’idolo si impone in città, l’umanità si sporca, si ammala, diventa spietata e infelice.
L’oro, l’argento diventano idoli, cioè occupano il posto di Dio. La gente perde il senso delle proporzioni e sacrifica tutto all’oro e all’argento. Avere, avere di più, avere più degli altri, avere a ogni costo.
L’idolo cancella la legge di Dio: invece della distinzione tra bene e male si impone la distinzione tra guadagnare e perdere. Cerca l’oro e l’argento: non importa con quali metodi, non importa con quali conseguenze.
L’idolo cancella la relazione fraterna: non guardare in faccia a nessuno, non farti scrupoli se devi sfruttare gli altri, se devi approfittare dei deboli, se devi costringere a lavori pericolosi. Cerca l’oro e l’argento: non lasciarti fermare dalla compassione. Per far tacere i sensi di colpa può bastare una elemosina per Natale.
L’idolo chiede il sacrificio delle relazioni più necessarie: non hai tempo per stare con la moglie e figli, non hai spazio nel cuore per i genitori anziani e per i parenti tribolati. Altri amori possono rivelarsi più utili, altri incontri sono più redditizi. Cerca l’oro e l’argento: se i legami si spezzano, ai figli che invocano una presenza basterà un regalo di Natale.
L’idolo impone di non pensare né alla tua salute né all’ambiente in cui vivi: sfrutta e saccheggia. Cerca l’oro e l’argento! A rendersi presentabili basterà inserire nelle qualità del lavoro la parola magica «sostenibilità».
“Fuori!” tu dirai loro (Is 30,22)
La parola del profeta, la rivelazione della vicinanza di Dio, il cammino dell’Avvento annunciano la luce: E Dio, che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri cuori per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo (2Cor 4,6).
La luce che rifulge restituisce lucidità all’umanità accecata dall’idolo rivestito d’oro, dall’idolo ricoperto d’argento. La manifestazione di Gesù, lo sposo atteso, il Signore che porta a compimento la gioia in coloro che l’accolgono, toglie il velo imposto dal dio di questo mondo. Il dio di questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio.
Quando il velo è tolto, allora l’idolo si riconosce nella sua inutilità e l’idolatria nella sua stupidità: la gente che rinsavisce, il popolo che accoglie la sapienza e la parola che vengono da Dio, riconosce immondo l’argento e l’oro: c’è da vergognarsi di quello che si è fatto per inseguire l’argento e l’oro. Viene così il momento della liberazione: «Fuori!» tu dirai loro.
Allora il Signore curerà la piaga del suo popolo
La sapienza che caccia via gli idoli sperimenta un nuovo benessere, una abbondanza di beni che permettono di apprezzare la vita e tutto il bene che il mondo contiene.
Si può parlare di una politica della speranza. La politica della speranza si fa carico del bene comune: non dell’avidità di chi può approfittarsi degli altri, ma del bene di tutti.
La politica della speranza opera per un benessere che non sia frutto dell’avidità che sfrutta e spreme tutto ciò su cui può mettere le mani. Il benessere che costruisce una politica della speranza, secondo la visione ideale del profeta, è una alleanza tra l’opera dell’uomo e le risorse del creato. La terra non delude chi la abita con la sobrietà e il rispetto ispirati dal riconoscere che un Dio giusto è il Signore. Beati coloro che sperano in lui.