Redazione
Maria ha appena iscritto suo figlio Riccardo all’oratorio estivo della parrocchia di Rho, lo stesso che frequentava lei da bambina. Le sue ansie e le aspettative alle soglie di questa nuova avventura.
di Stefania Cecchetti
Maria ha appena iscritto Riccardo, sei anni, al suo primo oratorio feriale. Una novità per il piccolo, ma anche per lei che, come tutte le mamme che si rispettino, segue le conquiste del suo bambino con curiosità e un pizzico di apprensione: «Sono contenta, ma non nego di avere anche qualche preoccupazione. Prima fra tutte: chi si occuperà dei bambini? Sono abituata all’asilo e a scuola, dove gli insegnanti sono professionisti. Al feriale, invece, ci sono ragazzi, giovani e volontari. Che posso dire? Gli educatori saranno supportati dalle suore della parrocchia e questo mi dà sicurezza. So anche che prima di iniziare frequentano un corso di formazione della Fom. Speriamo bene…».
Maria fino ad oggi ha portato Riccardo nell’oratorio di Rho, lo stesso che frequentava lei da bambina, solo per giocare. Ora, per la prima volta, il bambino lo vivrà a pieno: «Mi fa piacere che Riccardo inizi a “raccogliere qualche briciola” dell’ambiente dove presto comincerà la catechesi». Molto onestamente, però, Maria ammette che il feriale è anche una necessità per le famiglie dove entrambi lavorano: «Finita la scuola bisogna pur trovare un posto per questi bambini, in attesa delle ferie. Noi, per fortuna avremmo anche i nonni, che però hanno già anche la sorellina più piccola di Riccardo, Sara, da curare. E poi penso che per un bimbo di sei anni avere un posto dove giocare con i coetanei sia meglio che stare a casa».
Insomma, quella di Maria è una scelta consapevole. Non è scontato che sia altrettanto per le molte famiglie che abitualmente non frequentano la parrocchia e che non hanno l’alternativa dei nonni. È in qualche modo inevitabile: in una società dove tempi della famiglia e tempi lavorativi non sono sincronizzati, dove i servizi sono insufficienti, la Chiesa finisce per svolge un ruolo indispensabile. Con il rischio che il vero significato di una proposta come il feriale passi in secondo piano. Riccardo, intanto, non vede l’ora di cominciare e fa tante domande su quella che la mamma gli ha descritto come una specie di scuola estiva, dove però si gioca tanto e qualche volta ci si ferma per pregare: «Speriamo che gli piaccia – si augura Maria -. In genere ci vuole un po’ perché si abitui a una situazione nuova: così è stato anche all’inizio di quest’anno con la scuola, che però alla fine gli è servita tanto per vincere la sua timidezza».
Se l’esperienza funzionerà, l’anno prossimo a Maria piacerebbe anche collaborare alla riuscita dell’oratorio estivo: «Quando ho iscritto Riccardo mi hanno chiesto la disponibilità ad aiutare anch’io, nella distribuzione dei pasti o come sostegno ai compiti. Purtroppo, pur lavorano part time, mi è impossibile perché al ritorno dall’ufficio ha l’altra bambina di cui occuparmi. Magari l’anno prossimo, quando Sara frequenterà l’asilo…».