Nella sua cura perché i fedeli partecipassero pienamente all’azione sacra sta la decisione della Congregazione del rito ambrosiano di dotare la celebrazione eucaristica in sua memoria di un formulario completo di orazioni e canti

di monsignor Claudio MAGNOLI
Segretario della Congregazione del rito ambrosiano

Paolo VI
Paolo VI

«Liturgia, prima fonte della vita divina…, prima scuola della nostra vita spirituale, primo dono che noi possiamo fare al popolo cristiano». Il 4 dicembre 1963 Giovanni Battista Montini, Papa da qualche mese con il nome di Paolo VI, promulgava la Costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia e, nel consegnarla alla Chiesa, invitava ogni credente a dare alla liturgia il posto che le spetta. Queste parole furono anche una solenne dichiarazione di intenti. Mai egli tralasciò di promuovere la piena partecipazione dei fedeli alle azioni sacre, perché all’efficacia oggettiva dei misteri celebrati corrispondesse una fede ardente, una speranza viva, una carità operosa.

Tanto grande fu il suo amore per la liturgia posta al cuore della Chiesa che, all’indomani della sua canonizzazione (14 ottobre 2018), la Congregazione del rito ambrosiano pensò di dotare la celebrazione eucaristica in sua memoria di un formulario completo di orazioni e di canti, che mettesse in preghiera alcuni tratti del suo magistero e della sua spiritualità. Così, ottenuta l’approvazione della Santa Sede, l’Arcivescovo, in data 25 febbraio 2020, ha promulgato tale formulario, che potrà essere usato per la prima volta il prossimo 30 maggio. Con esso si esprime la nostra gratitudine a Dio per il dono di un grande «pastore della Chiesa universale», che prima fu vescovo «sulla cattedra di Ambrogio». Riascolteremo il suo magistero e guarderemo all’esemplarità della sua vita. Pregheremo con lui e ci affideremo alla sua intercessione.

La prima orazione invoca la grazia di riconoscere in Gesù Cristo «l’unico Redentore dell’uomo». L’orazione che chiude la liturgia della parola, dopo aver definito san Paolo VI «coraggioso apostolo del Vangelo», chiede che tutti i credenti cooperino «per dilatare nel mondo la civiltà dell’amore». E, poiché l’amore è la più alta rivelazione di Dio, la civiltà dell’amore – come ebbe a dire papa Montini – non è solo un «sogno», ma un preciso «dovere». Ricordando il tema dell’Anno Santo del 1975, l’orazione sulle offerte parla della missione della Chiesa in termini di «ministero della riconciliazione» e chiede che «la Chiesa attinga» dal sacramento che celebra «la forza di dedicarsi senza stanchezza» a tale ministero. Il prefazio fa della vita del santo pontefice il motivo del rendimento di grazie. Essa è stata unificata dalla ricerca appassionata del volto del Figlio di Dio fatto uomo e dalla totale adesione a lui («a lui si consacrò totalmente»).

Più volte il prefazio ritorna sulla centralità per lui della figura di Cristo: nella predicazione, che «seppe cantare le profondità del mistero di Cristo»; nella preghiera, che rivela i tratti di un’autentica esperienza mistica («con lui nella preghiera intrattenne un colloquio intimo e ardente»); nella costante preoccupazione che tutti riconoscessero nel Signore Gesù «la via che conduce alla gioia, la verità che illumina l’inesausta ricerca dell’uomo, la vita che dà senso al cammino di tutti e apre alla meta dell’eternità beata».

L’orazione dopo la Comunione invoca da Dio che la partecipazione al banchetto eucaristico edifichi la Chiesa «nella comunione fraterna» e ci renda testimoni credibili della gioia e della speranza che vengono dal Signore.

Anche i canti sono eco dei sentimenti e dei pensieri che hanno animato la vita di san Paolo VI, dall’invito alla gioia del canto d’ingresso alla preghiera celeberrima («Tu ci sei necessario, o Cristo») del canto di Comunione. Le melodie composte appositamente da monsignor Gianluigi Rusconi aiutino a farne un patrimonio conosciuto e amato nelle nostre comunità.

 

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