Questo l'esito dell'incontro svoltosi tra il ministro dell'Agricoltura Martina e i rappresentanti delle Chiese cattolica, anglicana e valdese, della Comunità religiosa islamica italiana, della Comunità ebraica, dell'Unione induista e del Buddhismo tibetano
La Carta di Milano sarà firmata dalle principali confessioni religiose. È questo l’esito dell’incontro di oggi nel sito di Expo tra il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina e i rappresentanti delle Chiese cattolica, anglicana e valdese, della Comunità religiosa islamica italiana, della Comunità ebraica, dell’Unione induista e del Buddhismo tibetano. La proposta l’ha lanciata lo stesso Ministro, in maniera informale, dopo la chiusura del convegno «Il cibo dello spirito nella Carta di Milano», durante il quale i rappresentanti delle diverse confessioni si sono confrontati spiegando il ruolo che il cibo ha per ciascuna delle religioni, come viene preparato e consumato. La data della firma non è stato ancora fissato, perché oggi non erano presenti gli Ortodossi e la Chiesa armena.
«Lo dico da non credente – ha affermato il Ministro -: abbiamo bisogno che i credenti raccolgano la sfida lanciata da Expo sul tema del nutrire il pianeta. Aiutateci a far vivere la Carta di Milano. In Expo non mancano le contraddizioni: è importante che siano riconosciute e ci si confronti. Il tema di Expo è più grande delle nostre divisioni. E le religioni possono portare nel dibattito i grandi orizzonti».
La Carta di Milano è il manifesto di Expo 2015 ed esplora il tema «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita» attraverso quattro prospettive interconnesse: cibo, energia, identità e dinamiche della convivenza (testo completo e possibilità di sottoscriverlo).
Durante il convegno, dagli interventi dei rappresentanti delle religioni è emerso un filo conduttore: l’uomo può cambiare le cose, lavorare insieme agli altri per preservare il creato, per rendere il mondo più giusto. E allo stesso tempo, l’uomo non è il padrone del mondo. Anzi, deve riconoscere che c’è un legame tra il creato e Dio. Per questo non può distruggere, inquinare, deturpare l’ambiente. «Un detto induista dice che se tagli una pianta ne devi piantare due», ha ricordato Svamini Hamsananda Ghiri, vice presidente dell’Unione Induista. «Tutto ciò che ci può servire per stare meglio possiamo farlo – ha aggiunto Elia Richetti, della Comunità ebraica -. Ma il creato non può essere distrutto per il nostro egoismo». «Non possiamo nasconderci che l’uomo è incline al male – ha sottolineato Giuseppe Platone della Chiesa valdese -. Insieme però possiamo diventare parte della soluzione ai problemi». «Assistiamo a uno sfruttamento vergognoso delle persone e della natura – ha detto Tenzin Khenze, buddhista tibetano -. Ma viviamo in un’epoca in cui ciascuno può svolgere un ruolo nel cambiamento. Se oggi lancio una petizione può fare il giro del mondo, cosa una volta impensabile. Quindi più che puntare il dito contro qualcuno, chiediamoci cosa possiamo cambiare noi». Per monsignor Luca Bressan, vicario episcopale della Chiesa ambrosiana, «il creato è un dono di Dio e ne risponderemo di fronte a lui per come lo lasciamo alle generazioni future».
Al termine del convegno i rappresentanti delle religioni hanno benedetto, ciascuno secondo i propri riti, e consumato insieme del cibo: riso, piselli, carote e zucchine.