Su Microsoft Teams la quinta sessione del percorso diocesano di formazione. Intervengono Luca Grion e Francesco Botturi, modera Walter Magnoni
di Walter
Magnoni
Responsabile Servizio diocesano Pastorale sociale e del lavoro
Qualcuno potrebbe guardare con occhio sospetto al prossimo incontro di formazione socio-politica, sabato 13 marzo, e la diffidenza scaturisce da un pregiudizio: l’idea che la filosofia sia qualcosa di teorico e staccato dalla vita.
In realtà Gustavo Bontadini ha scritto che la vita può disinteressarsi della filosofia se quest’ultima, per prima, si dimentica della vita. Per altro verso è celebre il monito socratico secondo cui una vita senza ricerca non è degna d’essere vissuta; una dichiarazione d’amore nei confronti della filosofia intesa come sapere critico ed esigente cura di sé. A legare questi due richiami vi è l’idea che l’autentica sapienza non sia disgiunta dalla preoccupazione di condurre bene la propria vita e che il sapere valga sono nella misura in cui ci aiuta a guadagnare uno sguardo più profondo sulla vita, sulla sua complessità sul suo valore.
Il filosofo Pierre Hadot ci ricorda che «nella tradizione greca il sapere, ovvero la sophia, è più un saper-fare, un saper vivere che un sapere puramente teorico». Questo, ovviamente, non significa vivere l’ossessione di tradurre immediatamente la ricerca speculativa in applicativi pratici (rischio che spesso corriamo quando ci preoccupiamo di spiegare “a cosa servano” certe materie: il latino, la poesia, l’arte, la filosofia, …). Significa, piuttosto, capire che la dimensione speculativa è fertile nella misura in cui rende la vite migliori, ovvero capaci di progredire verso il meglio.
Luca Grion partirà dunque da queste riflessioni al fine di mostrare il nesso tra la filosofia e la vita. Una filosofia che ha spesso riflettuto anche sulle grandi questioni politiche che oggi sentiamo molto vive.
Nel pieno di una pandemia che pare non avere ancora fine sono molteplici le domande che le persone si pongono e tra queste vi sono quelle che incrociano politica, democrazia e gestione del potere. Per esempio ci si potrebbe chiedere: ma chi detta la politica dei vaccini?
Un grande pensatore, quale fu Romano Guardini, attorno alla metà del secolo scorso scrisse due testi molto significativi: La fine dell’epoca moderna (1950) e Il potere (1951). A distanza di tanti anni queste pagine conservano un grande valore. Quando Papa Francesco pubblicò la Laudato si’, nella sua denuncia al paradigma tecnocratico dominante, si appoggiò al pensiero di Guardini per mettere in luce i rischi del potere della tecnologia se non è accompagnato da uno sviluppo dell’essere umano in termini di responsabilità, valori e coscienza.
Francesco Botturi si lascerà ispirare proprio da quanto scritto da Guardini per dialogare col nostro tempo e provare a rispondere ad alcuni interrogativi che l’attuale epoca suscita.
Sarà bello mettere in dialogo tali riflessioni con quelle di una filosofia più antica, che già con Socrate afferma la necessità di una cura della nostra interiorità (della nostra intelligenza e del nostro sentire) per prenderci cura degli altri (di chi amiamo e della comunità di cui siamo parte). Per far questo dobbiamo prenderci il tempo di conoscere veramente chi siamo. Questo “conoscere se stessi” può essere letto in tre modi diversi, tra loro legati.
Innanzitutto è un invito a conoscerci per ciò che siamo realmente, senza sconti. Conoscere fino in fondo i nostri limiti, le nostre fragilità, i nostri difetti; ma anche i nostri pregi, le nostre capacità, i nostri talenti.
In secondo luogo conoscere se stessi significa prendere atto della nostra umanità, ovvero di ciò che rende l’uomo uomo. Accettare i vincoli della nostra condizione biologica, il nostro essere mortali, i bisogni che limitano la nostra pretesa di autonomia.
Infine conoscere se stessi significa riconoscere la persona che siamo chiamati a diventare. «Diventa ciò che sei» è un altro adagio prezioso che l’antichità ci consegna. Un invito a dar forma al miglior esemplare di noi. Indicazione di un itinerario esistenziale che, pur con le sue inevitabili cadute e pur tra errori e passi falsi, dovrebbe sempre sforzarsi di percorrere un cammino di progressione spirituale verso il meglio. Cammino che – come insegnano anche le grandi avventure intellettuali dell’Accademia platonica e del Liceo aristotelico – riesce a percorrere più strada se realizzato in buona compagnia. Ecco quindi che “cura di sé” è, anche, “cura delle relazioni”: amicizia in senso stretto, ma anche amicizia civica.
Dunque potere e cura come due parole che possono entrare in dialogo attraverso tanti pensatori e col desiderio d’incrociare i dilemmi politici che stiamo vivendo.