Nella serata di presentazione della proposta “All’Opera. Secondo il tuo disegno”, l’Arcivescovo ha conferito il mandato ai giovani. «Contro i luoghi comuni, siate ragazzi improbabili che vanno a Messa»
di Annamaria
Braccini
Ragazzi improbabili perché seminano gioia, danno speranza e vanno contro i luoghi comuni; ragazzi originali perché vanno a Messa. Ragazzi che cantano, ballano, si entusiasmano per i protagonisti dello sport e ascoltano la Parola di Dio. Sono i 6.000 giovani animatori che, in piazza del Duomo, rappresentano l’intero il mondo dei 40.000, dai 15 anni in sù che, nelle prossime settimane unitamente ad adulti ed educatori, si prenderanno cura dei 300mila bambini e preadolescenti iscritti all’oratorio estivo della Fondazione degli Oratori Milanesi.
E, allora, per la tradizionale – ma sempre nuova – grande festa, nella quale viene consegnato loro il “mandato” dall’Arcivescovo è lui stesso che “scende” in piazza per salutarli ancor prima dell’inizio della serata che segna il momento culmine della presentazione della proposta feriale 2018, della durata media di 3-4 settimane (ma vi sono parrocchie che la prolungano anche a 5-6 e a fine agosto), intitolata “All’Opera. Secondo il tuo disegno”. Un “opera” che è anche la parola-chiave della “caccia al tesoro” pomeridiana, partita da piazza Cadorna e arrivata, appunto, in Duomo, alla ricerca dei segni che hanno fatto di Milano una città operosa, creativa e accogliente. Quella che mostra, nella sera finalmente primaverile, il suo volto da cartolina, con la facciata della Cattedrale illuminata dal sole e, poi, dalla luna. Sul palco siedono, oltre il vescovo Mario, il direttore della Fom, don Stefano Guidi e don Tommaso Castiglioni che coordina le attività dell’oratorio estivo.
Il programma corre ritmato e veloce, tra musica, animazione guidata dalla redazione social, le brevi testimonianze degli ospiti. Sulle immagini della benedizione di papa Francesco della fiaccola delle Olimpiadi degli Oratori, Massimo Achini, presidente del CSI Milano, invita tutti all’inaugurazione di “Oralimpics” che si terrà venerdì 29 giugno alle ore 20.00 presso Arexpo (www.oralimpics.com).
Ivano Zoppi, direttore generale della “Fondazione Carolina Picchio” (che prende il nome dalla prima ragazza suicidatasi in Italia a causa del bullismo) mostra il cartoncino con 10 semplici regole per evitare questa piaga. «Vorrei che fosse appeso nell’area animatori di ogni oratorio. Siate responsabili di quello che scrivete sui social, ricordando che ciò che postate non si cancella più. Teniamo fuori dall’oratorio il bullismo e il cyberbullismo», dice.
Ci sono anche i campioni come Valentina Djouf, iridata di Pallavolo che scatena l’entusiasmo quando lancia ai ragazzi, con una delle sue famose schiacciate, alcuni palloni autografati, ma che, soprattutto, porta una testimonianza di sport sano e attento agli altri. Quest’estate andrà, infatti, per due settimane ad allenare i bimbi in Uganda. E, poi, ci sono i 4 rappresentanti, con presidente e coach, della “Briantea ‘84” di Cantù, formazione di basket in carrozzina. Sono i campioni italiani in carica e domenica disputeranno la finale per mantenere il titolo per il terzo anno consecutivo. Squadra mista che non si arrende nello sport e nella vita, come raccontano Giulio, Filippo, Adolfo e Laura, tra gli applausi.
Insomma, con gli accendini che illuminano la piazza, può sembrare un happening come tanti altri nel cuore di Milano, ma quando, nel silenzio, ci si introduce alla preghiera e viene proclamato il Vangelo di Matteo – “Voi siete il sale della terra, luce del mondo…” – si capisce che ciò che i 6000 stanno vivendo è qualcosa di diverso.
La riflessione dell’Arcivescovo
«Io sono alla ricerca di ragazzi improbabili. I ragazzi improbabili sono quelli che non sono previsti dalle statistiche, che non vanno dove vanno tutti», scandisce, infatti, l’Arcivescovo.
Ragazzi improbabili perché, «mentre il luogo comune li definisce egoisti, loro invece sono generosi; mentre il giudizio universale prevede che ciascuno pensi per sé e usi il suo tempo per fare quello che vuole, pensano agli altri, hanno intenzione di dedicare le prossime settimane per far radunare i più giovani, invitarli alla preghiera, organizzare per loro i giochi e i laboratori».
Giovani che non sono «privi di ideali e di motivazioni, allergici al sacrificio, inconcludenti e viziati, ma che si impegnano, amano le cose fatte bene, sono servizievoli e fieri di essere utili, cercano di usare bene il tempo». Gente di cui ci si può fidare perché «mentre le statistiche hanno deciso che una certa percentuale deve fare abuso di alcool, sviluppare la dipendenza dai videogiochi, essere ossessionato dal sesso, fare esperienze di droghe, loro evitano, cercando di custodire la libertà e la castità».
L’appello è a ragazzi così, «motivo di speranza per il mondo, carichi di entusiasmo e di generosità, che, pur con difetti e limiti come tutte le generazioni, sono simpatici e volonterosi e vivono amicizie limpide e costruttive».
E per chi non crede che esistano, suggerisce monsignor Delpini, «basta vedere che riempiono piazza del Duomo». «Cerco questi ragazzi e queste ragazze per dire: vi benedico, vi incoraggio, vi voglio bene, vi invito a diventare grandi nella persuasione che la vostra vita è una vocazione alla gioia e all’amore, vi assicuro che Dio è alleato del vostro bene e che la Chiesa è la comunità che vi accoglie e che ha stima di voi».
E, infine, dopo la consegna del mandato (tavolette su cui sono disegnati i 25 strumenti di lavoro che vengono presentati nel racconto dell’oratorio estivo), l’Editto. «Spero che la Fom produca uno di quei braccialetti o distintivi che si attaccano agli zaini, su cui dovete scrivere questa frase: “Io sono originale: vado a messa la domenica”. Portatelo dove andate perché dice che noi siamo un genere improbabile, andiamo a Messa. Io ci vado abbastanza spesso, ma voi andate almeno la domenica».
Il giro completo della piazza compiuto dal Vescovo, le lunghe strette di mano, gli immancabili selfies (forse anch’essi una forma di mandato del Terzo millennio), concludono la festa.
Non rimane che mettersi “All’Opera”.