Nella Veglia di Pasqua in Duomo Philip Miglietta, studente 23enne, riceverà i sacramenti dell'iniziazione cristiana: «I miei genitori mi hanno lasciato libero di decidere da adulto, dicendo che, per credere, bisogna farlo veramente. Sentivo di dovere riempire la mia vita con qualche cosa “di più”»
di Annamaria
BRACCINI
Philip Miglietta, 23 anni appena compiuti, studia Giurisprudenza all’Università Cattolica e non ha ancora deciso se intraprendere, una volta laureato, la carriera diplomatica o forense. Ma su una cosa non ha dubbi: ha voluto, vuole – e lo farà tra una settimana -, diventare cristiano. Infatti Philip è uno dei 74 catecumeni ambrosiani che riceverà i sacramenti dell’iniziazione cristiana nella Veglia di Pasqua. A lui – che vivrà questo momento cruciale in Duomo – chiediamo il perché di questa scelta: «Per i miei coetanei, in effetti, è una scelta abbastanza inusuale. Nel mio caso è stata una decisione personale, perché sentivo di dovere riempire la mia vita con qualche cosa “di più”. Tutto ciò che ci circonda, la vita giornaliera, mondana, è sicuramente gratificante, ma, secondo me, come uomini e donne adulti, dobbiamo vivere anche un’esistenza a livello più alto».
Come è la tua storia?
Provengo da una famiglia dove tutti sono battezzati e hanno ricevuto i sacramenti, ma i miei genitori mi hanno lasciato libero di scegliere in età adulta, perché mi hanno sempre detto che, per credere, bisogna farlo veramente. Quindi ho intrapreso questo percorso, vedendo come la Chiesa riesce a essere di aiuto per il prossimo, per gli ultimi. Sentivo la necessità di entrare in questo mondo, affiancando alla mia vita di ogni giorno un percorso parallelo e ulteriore.
C’è qualcuno che ti ha ispirato in questa scelta, magari una figura esemplare?
La persona che mi ha iniziato a questo percorso è anche colui che mi ha ispirato a intraprenderlo. Frequento l’Università Cattolica, dove chiaramente la religione è un elemento centrale, ed essendo io non battezzato dovevo compilare un documento previsto, appunto, per chi non lo è. Il prete che mi ha aiutato in questo colloquio, mi ha detto: «Semmai ci fosse bisogno, ci sono io per te».
È uno degli assistenti della Cattolica?
Sì, è don Giorgio Begni. Dopo un paio di mesi mi sono rivolto a lui, è stato molto accogliente e abbiamo iniziato questo percorso insieme. Anche quando sono stato un poco titubante, magari chiedendomi cosa stessi facendo, lui è stato la mia roccia.
I tuoi amici come l’hanno presa?
Tutti i miei amici hanno ricevuto il Battesimo quando erano bambini: erano piuttosto scioccati; però, dopo il primo momento, l’hanno presa molto bene e seriamente, hanno rispettato la mia scelta, hanno capito che la mia era un’intenzione seria e vera.
Anche papà e mamma?
Sì, anche loro. Hanno avuto sempre molto rispetto per la Chiesa e per la mia scelta.
Qual è l’emozione, quando mancano ormai pochi giorni?
Sicuramente sono un po’ teso, perché comunque stiamo parlando di un evento unico, che accade una sola volta nella vita e, oltretutto, davanti a una grande assemblea di fedeli che sarà presente in Duomo.
Qualche difficoltà e paura ci sarà pur stata… A cosa ci si affida in questi casi?
Per un lungo periodo ho pensato che questo percorso fosse in controtendenza. Tuttavia, il fatto che mi ha confermato nella mia scelta è stato che io ho sempre avuto una grande ammirazione per coloro che hanno una fede forte. Ho sentito che questa scelta è talmente grande e connotante per la mia vita personale che non potevo rinunciarvi per una paura o un timore momentaneo. Anche perché le paure e i timori poi passano, mentre compiere un percorso di avvicinamento e, infine, abbracciare la fede è per sempre.
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