Conclusi i restauri che hanno riportato alla luce gli affreschi e le decorazioni medioevali nella cripta, benedetti dall’Arcivescovo: «Scoprendo ciò che è nascosto, ritroviamo la fiducia, quella stima di sé che caratterizza i milanesi»

di Annamaria Braccini

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Un gioiello ritrovato nello scrigno della Biblioteca Pinacoteca Ambrosiana. È la chiesa ipogea di San Sepolcro – la cosiddetta cripta del sovrastante e omonimo spazio di culto – che viene resa al pubblico interamente restaurata, con un intervento, condotto nei tempi previsti, che ha portato all’importante rinvenimento di decorazioni medioevali e degli affreschi occultati da intonaci successivi, tra cui il ciclo decorativo a stelle ed elementi vegetali sulle volte del presbiterio databile alla fine del Duecento. Ma ciò che rappresenta il “Santo Sepolcro” non è solo arte, cultura o la storia ininterrotta di un millennio di fede cristiana a Milano: è qualcosa di più, come ha dimostrato l’affollatissima inaugurazione solenne, con la benedizione da parte dell’Arcivescovo. Momento animato dai canti polifonici e dell’antica liturgia ambrosiana centrati sul Mistero pasquale, eseguiti da elementi della Schola Cantorum della Cattedrale guidati dal maestro Alessandro La Ciacera.

Dal ministro del MiBAC Alberto Bonisoli al sindaco Giuseppe Sala, dall’assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli al prefetto dell’Ambrosiana monsignor Marco Ballarini (accompagnato dall’intero Collegio dei Dottori e da quello dei Conservatori, con il suo presidente Lorenzo Ornaghi), nessuno ha voluto mancare. Anche il giorno dell’inaugurazione non è stato scelto a caso, la festa liturgica di Santa Maria Maddalena – la donna del sepolcro -, a cui è peraltro intitolata la chiesa, il cui nome completo è “Santa Maddalena in Santo Sepolcro”, come ha richiamato in apertura proprio il Prefetto, delineando la lunga storia della cripta, simbolo di fede, di preghiera e anche di generosità secolare: «Qui la Confraternita della Sacra Corona, con Stefano da Seregno nel 1497, allestì uno dei primi centri per malati poveri con distribuzione gratuita di medicinali; qui Castellino da Castello aprì la cosiddetta Scuola della Dottrina Cristiana, una delle prime esperienze di catechesi che diventava anche occasione di alfabetizzazione; qui san Gerolamo Emiliani alloggiava gli orfani che andava raccogliendo per la città e qui san Carlo veniva, ogni mercoledì e venerdì passando spesso intere notti in preghiera, davanti al simulacro del sepolcro».    

Gli interventi del Ministro e del Sindaco

Soddisfatto anche il ministro Bonisoli: «Oggi è una giornata che mi dà entusiasmo, perché avviene qualcosa di eccezionale. In questa città si è svolto un lavoro fatto bene, cosa che qui accade spesso. Quando ci occupiamo di risorse pubbliche messe a disposizione, abbiamo una dimostrazione che si può fare bene con un progetto coerente, che ha aggiunto valore strada facendo. È un buon esempio per altre realtà».

«Siamo davvero ammirati che si sia restituito qualcosa di così significativo», chiosa l’assessore Galli. 

«La cosa più bella è poter ringraziare – dice il sindaco Sala -. Il mio ringraziamento va alla Biblioteca Ambrosiana e al Ministero per la riapertura di questo gioiello che va a rinforzare il mito milanese. Non esagero: quando vado in Italia e all’estero, Milano è guardata in modo particolare perché è una città che mette insieme storia profonda, proiezione al futuro e anche contemporaneità. In questo siamo unici in Italia. Questa è Milano: dobbiamo essere orgogliosi di essere parte di una comunità che continua a cercare vie, magari difficili, ma che si vogliono aprire. Qui si percepisce un afflato verso il futuro creando una nuova città, ma allo stesso tempo non dobbiamo perdere la nostra storia. Qui si incrociavano il Cardo e Decumano, era l’ombelico di Milano. Saremo forti, ambiziosi e coraggiosi, se sapremo portare con noi questo bagaglio culturale storico e religioso». Citando la sua visita alla camera ardente del magistrato di Mani Pulite Francesco Saverio Borrelli, Sala aggiunge: «Questa città non è guidata dalla politica, ma dai milanesi, rispetta e conosce la politica, ma non è guidata da essa. Sarebbe un errore, per un politico, dire a Milano cosa deve essere. Questa nostra capacità di stare insieme è la nostra vera unicità»

Le parole dell’Arcivescovo

Chiare anche le espressioni pronunciate dall’Arcivescovo, prima della benedizione solenne. «Si potrebbe dire che esiste una città esibita: una città delle vetrine, dei grattacieli, delle nuove soluzioni architettoniche. E c’è anche una città laboriosa, frenetica, produttiva, e poi, c’è una città nascosta, una cripta, un luogo segreto. Alcuni sono portati a contrapporre queste tre categorie con cui si può descrivere la città: disprezzare il passato per esaltare l’audacia della scienza, della tecnica contemporanea, sentire fastidio per la frenesia e la fretta, oppure esaltare il passato e disprezzare quello che è il prodotto del nostro tempo. Invece, quest’oggi, mi pare che siamo invitati a provare simpatia: simpatia per il passato e gratitudine per la memoria, simpatia per l’attività produttiva e la capacità operativa, simpatia per lo slancio verso il futuro e per quell’apparire di forme nuove e di imprese coraggiose. Ma al di là di questa simpatia, oggi siamo venuti qui a scoprire ciò che è nascosto, cioè a ritrovare la fiducia, quella stima di sé che caratterizza i milanesi, in un luogo dove si ricorda che il sepolcro non è la definitiva scomparsa della vita, ma è piuttosto come una culla della speranza. San Carlo veniva qui a pregare perché, davanti al sepolcro, ritrovava le ragioni per guardare con simpatia alla città che gli era affidata e al futuro di cui è stato seminatore. E anch’io sono qui a indicare a voi e a tutti coloro che verranno che questo luogo, dove vi è la radice della speranza, è promettente perché la città continui a essere viva, vivace, produttiva, forse anche un poco frenetica; e perché possa essere audace il suo sporgersi verso il futuro. Perciò concludo invocando la benedizione del Signore, quella certezza che Dio è alleato per il bene».

La storia

Parole importanti, come d’altra parte è di straordinario rilievo, anche solo a scorrerla velocemente, la storia di San Sepolcro, definita da monsignor Navoni, «Gerusalemme di Milano». Infatti il 15 luglio 1100 a un anno esatto dalla conquista di Gerusalemme (avvenuta il 15 luglio 1099), l’arcivescovo di Milano Anselmo IV da Bovisio scelse la chiesa di Benedetto Rozo come luogo ideale per l’anniversario di quella storica impresa, e consacrò solennemente l’altare della cripta dedicandolo al Santo Sepolcro. Infatti nella chiesa ipogea, che riproduce esattamente la pianta della chiesa superiore, esisteva già dal 1030, anno della fondazione, un simulacro del sepolcro di Cristo, a imitazione di quello che i pellegrini da secoli veneravano in Terra Santa». Poi, la vicenda ininterrotta e secolare, per cui si può dire che sul pavimento della cripta, di epoca romana, abbiano camminato Sant’Ambrogio e Sant’Agostino, San Carlo e Federico Borromeo.

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