In soli 17 anni in Diocesi sei parrocchie su dieci si sono raggruppate in quasi duecento Comunità pastorali. Pubblichiamo la sintesi dell’inchiesta del numero di aprile de «Il Segno»

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Il Segno, il mensile della Diocesi di Milano, nel numero di aprile ha pubblicato un’ampia inchiesta che fa il punto sulle Comunità pastorali esistenti sul territorio della Chiesa ambrosiana. Ne pubblichiamo una sintesi.

 

Il volto della Chiesa ambrosiana sta cambiando. Anzi, è già cambiato. Un processo neppure tanto lento, che ha portato in 16 anni alla nascita di 194 Comunità pastorali, coinvolgendo 660 parrocchie su 1.104, pari al 59,78%, con una popolazione di tre milioni di abitanti. Le Zone di Varese e di Monza sono quelle col maggior numero di parrocchie raccolte in Comunità, rispettivamente 163 e 141.

«La Chiesa sta cambiando perché sta cambiando il mondo – afferma il Vicario generale monsignor Franco Agnesi -. Stanno cambiando le relazioni tra le persone, stanno cambiando i luoghi di incontro, studio e lavoro». Quindi anche la Chiesa si adatta alle diverse situazioni in cui la gente vive.

Se viene ribadita «la vicinanza della Chiesa alla gente», resta impossibile «che ognuna riesca ad avere la massima attenzione verso le persone, mantenere la comunione, accompagnare tutte le realtà. Insieme si è più capaci di rispondere anche alle esigenze dei poveri, dei ragazzi, degli immigrati… Nessuno è autosufficiente, neppure la parrocchia più ricca di Milano».

La strada è quindi verso una “comunità di comunità” e una fraternità con un parroco-responsabile (la Diaconia): «Non è quindi il parroco a indicare che c’è una Chiesa – continua Agnesi -, ma è la comunità stessa».

Protagonista il popolo di Dio

Il responsabile della Comunità pastorale, coadiuvato da altri sacerdoti, resta in carica 9 anni e, dopo di lui, ne sarà nominato un altro. «Il protagonista è sempre il popolo di Dio. Il fatto che cambi il responsabile non significa che finisce la Comunità, sono passaggi faticosi, ma questo è l’orizzonte in cui ci si muove. Non è il parroco a dover fare tutto – chiarisce Agnesi -, ma è la Diaconia a mettere in atto concretamente le scelte compiute dal Consiglio pastorale».

Ne fanno parte presbiteri, diaconi, consacrati e laici, non tanto per rappresentare le varie realtà (per questo c’è già il Consiglio pastorale), ma persone che per vocazione, ministero e disponibilità hanno a cuore un ambito della pastorale di tutti (educativo, caritativo, liturgico…). Sono nominati dal Vescovo e variano di numero in base alla dimensione della Comunità pastorale.

«Che tipo di Chiesa saremo? Quale presenza? Una parrocchia, una chiesa, un luogo di incontro? – si chiede il Vicario generale -. Queste sono domande che ci stiamo ponendo e se ci mettiamo insieme è più facile dare risposte, piuttosto che lasciare che il problema sia affrontato a livello locale».

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