Alla vigilia della festa del 29 giugno l’usanza del bianco d’uovo sciolto in un contenitore d’acqua: secondo la credenza popolare, durante la notte l’Apostolo soffia dentro, dando all’albume la sembianza di un’imbarcazione, dalla cui forma si ricavano auspici per il futuro

di Vittore De Carli
Giornalista e scrittore

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La «Barca di San Pietro»

Ogni periodo dell’anno e ogni cultura hanno proprie tradizioni, cioè rituali ripetuti indirizzati soprattutto ad auspicare il futuro. Futuro dei campi e delle coltivazioni, del sole e della pioggia, futuro dei figli e degli amici, futuro del cuore, degli affetti, del conto in banca. Ma per potere sperare in questa possibilità di previsione occorreva confidare nel fatto che il futuro fosse già scritto e si rivelasse attraverso alcuni gesti e situazioni. Il futuro quindi già presente e visibile nelle carte da gioco, nel fumo che sale dal camino, nei tuoni che vengono da destra o sinistra del cielo, dal volo degli uccelli, dal bianco dell’uovo.

Sì, dall’albume si poteva prevedere il futuro. Come? Nella sera che precede la festività dei santi Pietro e Paolo si prendeva un contenitore capiente, di vetro, dalla bocca larga, pieno d’acqua possibilmente di fonte. Si rompeva un uovo di gallina e si lasciava colare l’albume nell’acqua del vaso. Il vaso si poneva sul davanzale o su un tavolo all’aperto e si aspettava la mattina del giorno della festa dei santi Pietro e Paolo. Per chi ci credeva, durante la notte gli apostoli Pietro e Paolo passavano vicino al vaso e Pietro vi soffiava dentro. Il soffio faceva coagulare l’albume dandogli forme particolari, spesso assomiglianti a una barca (ecco perché era Pietro a operare: era stato pescatore).

Le previsioni

Dalla forma della barca, dalle vele aperte o chiuse, dall’altezza degli alberi eccetera si apprendeva il futuro, personale e della famiglia, dei campi e degli animali, delle finanze e degli amori. Un esempio: se la barca aveva le vele ben tese e aperte voleva dire che ci sarebbero state molte giornate di bel tempo; al contrario, poche vele e chiuse significava un tempo cattivo, non propizio per le coltivazioni. In realtà è questione di fisica: l’acqua si riscalda al primo sole e tende a salire nel vaso, portandosi dietro l’albume rappreso e formando le varie figure fantastiche che la fantasia, e le speranze, di chi guarda il vaso faceva intravvedere.

Questa tradizione, chiamata “barca di san Pietro” era presente nelle fattorie e nei cortili dei paesi del Nord Italia fino a qualche decennio fa, tradizione cui sono agganciati alcuni proverbi: «L’è vero, l’è vero l’è rivà san Piero. L’è vero, l’è vero l’è rivà la barca de san Piero»; «Se piove a san Paolo e Piero piove par on ano intìero»; «Se te vol on bel zinquantin, semena prima de san Pierin». In provincia di Bergamo la presenza della “barca” portava a una previsione più precisa: la sposa della famiglia sarebbe diventata madre e la zia zitella avrebbe trovato marito. Protagonista di questa tradizione sembra l’apostolo Pietro, ma non è così: seconda le leggende la vera protagonista è sua madre.

Il diavolo e la madre

Nel giorno di san Pietro i pescatori dei laghi del Nord Italia solitamente non prendevano il largo, perché in quella giornata sarebbero frequenti i temporali, dovuti al fatto che il diavolo aveva promesso minacciosamente alla madre di San Pietro appunto di uscire dall’inferno e scorrazzare per laghi e fiumi. Sempre la madre di San Pietro (ma chi mai l’ha conosciuta?) nel giorno dedicato a suo figlio, probabilmente molto arrabbiata per la fine che ha fatto, pretendeva una vittima sacrificale umana per chi osasse avventurarsi sull’acqua.

In altri luoghi invece (come prova della variabilità delle tradizioni) la madre dell’Apostolo era benevola per chi pregava e festeggiava suo figlio, rendendo ricchi i raccolti e feconde le femmine (umane e animali) della cascina. Inoltre favoriva la pioggia verso la fine di maggio, essendo tale mese solitamente arido e quindi infruttuoso per la crescita primaverile delle coltivazioni.

 

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