Martedì 7 giugno i coniugi Galbiati, con la figlioletta di poco più di un anno, partono per Pucallpa (Perù), dove rileveranno nel servizio un’altra famiglia ambrosiana, Silvia e Giacomo Crespi con i loro figli
di Luisa
Bove
I bagagli sono quasi pronti, ultimi preparativi e saluti ad amici e parenti. Martedì 7 giugno Kumar e Marta Galbiati, con la piccola Letizia, voleranno in Perù come famiglia fidei donum della Diocesi ambrosiana. Non è la prima volta che partono in missione: entrambi sono già stati in Zambia, in zone diverse, ma con la stessa passione nel cuore. Erano giovani, da allora sono passati più di dieci anni. Si sono conosciuti solo in seguito e nel 2017 si sono sposati. «Ci sembrava naturale vivere un’esperienza insieme – racconta Marta – e così abbiamo dato la nostra disponibilità all’Ufficio missionario; ma ci è stato consigliato di aspettare e assestarci come coppia. Poi è scoppiata la pandemia e pensavamo di dover archiviare questo desiderio». «Intanto - aggiunge Kumar – abbiamo continuano con i nostri progetti personali di studio e famiglia e il 15 marzo 2021 è arrivata Letizia».
Rassicurazioni per la piccola
Poi, la richiesta inaspettata: «Nell’agosto scorso ci è stata fatta la proposta di partire per Pucallpa, ma ci siamo presi del tempo per valutare se c’erano le condizioni anche per la bambina». Le rassicurazioni sono arrivate da Silvia e Giacomo Crespi, la coppia (con figli) che ora passa il testimone ai Galbiati. A Pucallpa, capoluogo della regione di Ucayali, in piena foresta amazzonica, la sanità è discreta, c’è il pediatra e se un bambino ha un’emergenza, le cure non mancano.
Sei anni fa i fidei donum Crespi erano partiti soli, poi là sono nati i due figli; ora, a luglio, rientreranno in Italia. «Trascorreremo insieme a loro un mese per il passaggio di consegne – spiega Kumar -, ma ci stanno già accompagnando, ci scriviamo e rispondono alle nostre domande pratiche. Finora ci siamo visti solo due volte». Oltre ai coniugi Crespi, assicura, «è stato molto utile anche l’incontro con altre famiglie che hanno vissuto questa esperienza e sono nella commissione laica dell’Ufficio missionario: Chiara e Giovanni Balestreri, Carla e Daniele Conti. Con loro ci siamo confrontati sull’impatto che la vita in missione può avere sui bambini. Il figlio di mezzo (Pietro Conti) ci ha raccontato la sua esperienza: quando è partito aveva la stessa età di Letizia, quindi è stato interessante ascoltare il suo racconto a 20 anni di distanza, tra ricordi e rielaborazioni».
L’impegno che li aspetta
Tre anni fa il Vescovo di Pucallpa ha affidato a Silvia e Giacomo un centro giovanile messo a disposizione dalla Diocesi locale perché lo rilanciassero. La struttura dispone di dormitori per ospitare gruppi, un salone e un cortile adiacente. Ora tocca a Marta e Kumar continuare il lavoro e magari inventarsi qualcosa di nuovo secondo la loro sensibilità e competenza. Sono entrambi educatori, quindi hanno tutte le carte in regola per svolgere un bel servizio. Inoltre – come già la coppia che li ha preceduti – dovranno occuparsi anche di alcune commissioni diocesane come la Caritas locale e la pastorale giovanile. «Il progetto di gestire un centro giovanile è adatto a noi – assicura Marta -. E quando è arrivata anche una richiesta da Gerusalemme, dove una congregazione di suore era in cerca di una famiglia che vivesse in comunità con ragazzi, abbiamo scelto il Perù per il nostro background educativo». Non solo, dice Kumar, «ci piacerebbe essere un ponte tra i giovani degli oratori, Caritas, Pime… e Pucallpa, perché il Centro è adatto all’accoglienza e sarebbe bello ospitare gruppi dall’Italia».
Come cambia il servizio
Cosa significa partire ora come coppia e come genitori? «Sarà molto diverso, perché è vero che abbiamo vissuto un’esperienza da giovani – risponde il marito -, ma ora è differente non solo il contesto (lo Zambia non è il Perù), ma anche la nostra situazione di vita: partiamo come famiglia, non più come singoli, e con una bambina. È una responsabilità e ci fa pensare, ma in senso positivo, perché come famiglia ci mettiamo in discussione. Quello che ci portiamo dietro dall’esperienza precedente è lo stile di approccio alla vita». Conclude la moglie: «Ci auguriamo che la nostra famiglia possa uscirne arricchita, un arricchimento non solo per noi, ma anche per nostra figlia. È questa la nostra speranza».
Il primo mandato missionario durerà tre anni. Decideranno in seguito se rinnovarlo: molto dipenderà anche da come reagirà la piccola Letizia.