Redazione
La mattinata si apre con la catechesi di mons. Luciano Monari, vescovo di Piacenza: «Il mondo è un ipermercato, offre infinite possibilità di consumo, che però, in fondo, sono vanità» dice, citando Qoelet. «Dobbiamo invece cercare la Verità, aprendoci al mondo e a Dio, anche se questo può essere faticoso». Al suo discorso e alle domande dei presenti segue una stupenda messa, animata e festosa. I ragazzi battono le mani e cantano, ma sanno anche pregare silenziosamente.
Nel pomeriggio decidiamo di lasciar perdere il pasto (i ragazzi fortunati ospitati in famiglia, previdenti, si sono preparati un panino a casa), per arrivare in tempo allo stadio, dove si svolgerà l’attessissima festa degli Italyani, che riunisce italiani e tedeschi originari del nostro Paese.
Ci stipiamo in treni pieni zeppi di giovani. Arrivati allo stadio dobbiamo affrontare la calca dei botteghini (la disorganizzazione tedesca colpisce ancora una volta: niente fila ordinata, nè transenne, solo una calca indistinta) e decidiamo di mandare avanti don Giovanni (150 kg) come ariete. Infine otteniamo il pass per metterci sul campo, non lontani dal palco. Subito inizia la festa, con l’animazione di Gigi Chetichella, e dopo cinque minuti tutti hanno già dimenticato i disagi: ora importa solo far festa.
Dicono che siamo in 60.000, migliaia di bandiere tricolori sventolano ovunque. Anche il solitamente austero cardinal Ruini sorride, lascia che i ragazzi si scatenino in applausi e cori in onore di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, si fa coinvolgere dalla grande festa. Applauditissimi tutti gli ospiti, personaggi molto amati come l’allenatore Trapattoni o i cantanti Povia e Masini. E’ veramente festa grande, tutti sorridono e si lasciano coinvolgere nei balli, nei "trenini", nell’inno nazionale che saluta il videomessaggio del presidente Ciampi. Quando il pullman, cinque ore dopo, viene a raccoglierci, siamo "distrutti" ma molto, molto contenti.