Redazione
A circa 400 metri dalla riva del lago d’Orta sorge la suggestiva isola di S Giulio. Racchiusa da un perimetro di 650 metri, gran parte della superficie è occupata dall’edificio dell’antico Seminario di Novara, attualmente sede di un attivissimo monastero di monache Benedettine di clausura…
testo di Franca De Simone
fotografie di Ignazio Cozzoli
Sarà per la particolarità del luogo, già incamminandoti per le stradine dell’isola un’atmosfera strana ti sorprende. La sensazione di qualcosa che ti avvolge, non sei solo, te lo ricordano persino le espressioni scritte sulle insegne, seguendo il percorso delle strette viuzze. Ti accompagna nei tuoi movimenti, negli spostamenti, se poi ti soffermi davanti a un luogo sacro o solo davanti al portone, senza oltrepassare la soglia del monastero. Vige sempre, domina e prevale. È sempre lui il protagonista “il silenzio”.
Non sono entrate dalla porta principale, eppure non sono passate inosservate. Sono avanzate in punta di piedi senza fare rumore, ugualmente hanno suscitato molto stupore. Sono loro, sono tante, e sono donne! Sembra una sfilata di angeli silenziosi, avvolti nel loro candido splendore. Una purezza di anime che sanno costantemente vegliare sulla loro comunità, e pregare amorevolmente per tutta l’umanità.
Sono circa le 11 di una domenica di agosto. Ci troviamo nella basilica di S. Giulio, presso il lago d’Orta in provincia di Novara. In attesa dell’inizio della S. Messa, la basilica si riempie di turisti; all’improvviso alle loro spalle, appare un magico spettacolo dal contenuto spirituale. Ottanta monache di clausura in fila per due entrano, attraversano la basilica prendendo posto nel coro. Un canto gregoriano invade la chiesa. Osserviamo le espressioni della gente e vediamo una forte emozione nei loro volti.
Usciti dalla Basilica i turisti visitano la piccola isola: molti si soffermano davanti all’entrata dell’Abbazia Mater Ecclesiae; notiamo negli sguardi quel desiderio di “bussare”, ma raramente qualcuno osa. C’è chi ha un problema, chi soffre d’ansia, chi e malato, chi è infelice, chi è felice ed è curioso. È “l’uomo”. Al di là di quella porta ci sono delle donne, monache di clausura dell’ordine di S. Benedetto, guidate dalla Badessa Madre Anna Maria Cànopi.
L’abbiamo incontrata, un volto gentile, raffinata nei modi e sicura di sé. Di una profonda umiltà, una realtà molto rara. La esprime molto bene nel suo testo “L’identità dei cristiano: vivere per servire”. Un ideale davvero bello per un cristiano! «Fare qualcosa a favore dei fratelli, perché il bene donato suscita altro bene». Questa è la missione da compiere. Un consiglio, una consolazione, una sua opinione, un suo concetto, rende l’uomo sereno. Abbiamo la netta convinzione che la società ha bisogno di queste persone. “Uomo bussa e ti sarà aperto”.
Vivere la fede con umiltà, ricercando nel silenzio, la vera pienezza della vita. Grazie alla disponibilità della Badessa ci è stato permesso con la guida di suor Lucia, una monaca dai viso sorridente e dallo sguardo luminoso, di avvicinarci e immergerci nel silenzio della comunità seguendo le Benedettine impegnate nella loro attività.
Èstato molto interessante scoprire e apprezzare il talento e la creatività delle monache. Alternando il momento di lavoro e di preghiera, con minuziosità e ricercatezza, applicano la loro alta professionalità nei laboratori di restauro di tessuti antichi, di arazzi, di paramenti sacri, di tappeti, e altro ancora. Producono normalmente tessuti con antichi telai a mano e praticano la pittura di icone originali.
Nella quiete dell’isola le lodevoli sorelle, condividono con impegno l’esperienza quotidiana, testimoniando la scelta di vita con amore e in perfetta armonia. In un clima avvincente e affascinante abbiamo osservato e contemplato quelle semplici figure, e premendo il nostro click le immagini fissate ci hanno regalato una forte sensazione coinvolgente ed emozionante. Seguendo la propria vocazione realizzano il loro destino. L’amore, l’attitudine, l’obbedienza, colmano la loro esistenza. La preghiera. La meditazione, la contemplazione, riempiono la loro anima.