La ong milanese lavora sulle risorse dell’ambiente (agricoltura e turismo) per lo sviluppo sostenibile delle comunità locali

di Enrico Casale

Celim
Al lavoro nelle cosiddette “serre intelligenti”

Agricoltura, turismo, trasformazione di prodotti e tanta formazione. «Coltivare il futuro» è questo. Un progetto che Celim porta avanti nella Contea di Laikipia, in Kenya, promuovendo uno sviluppo che fa dell’ambiente un motore di crescita sostenibile in collaborazione con le comunità locali e, in particolare, con undici gruppi locali. I beneficiari sono 770 persone, quasi tutte donne masai, con qualche presenza di kikuyu.

La formazione

Il lavoro è partito dalla formazione. Tutti gli undici gruppi hanno ricevuto le nozioni di base della permacoltura (pratica che mira a gestire i territori nel rispetto degli ecosistemi), dell’apicoltura e della trasformazione dei prodotti locali. «Con essi – osserva Davide Bonetti, rappresentante di Celim in Kenya – abbiamo sviluppato centri di trasformazione del miele, dell’aloe e dell’opuntia (in Italia conosciuto come fico d’India). Nel campo dell’apicoltura, sono state acquistate e installate le arnie e sono stati formati gli apicoltori. Con l’aloe sono stati realizzati cosmetici (saponi, shampoo, balsami, ecc), mentre con l’opuntia sono stati ottenuti succhi di frutta, marmellate e si sta cercando di produrre anche il vino. Su quest’ultimo punto siamo ancora agli inizi, ma grazie alla collaborazione con l’Università di Nairobi stiamo cercando di migliorare la qualità del prodotto».

A sostegno della comunità

I prodotti possono garantire una fonte di reddito che può integrare i guadagni delle comunità. «Così come accade anche per gli ortaggi coltivati in serre automatizzate – osserva -. Vengono consumati dalle comunità locali, integrando la loro dieta con pomodori, spinaci e sukuma, peperoni, peperoncini, fagioli, zucche e cipolle».

Siccità e animali selvatici

È un’agricoltura che deve difendersi da una serie di minacce. La siccità, prima di tutto. Da anni le precipitazioni sono scarse o nulle e ciò incide molto sui prodotti. «Per ovviare alla carenza idrica sono stati costruiti tre pozzi a una profondità di un centinaio di metri – continua -. In un gruppo nel quale non abbiamo trovato acqua di falda, abbiamo costruito una grande cisterna che raccoglie l’acqua piovana che proviene dalle rocce vicine». Un’altra minaccia sono gli animali selvatici, in particolare gli elefanti. Il loro passaggio può distruggere ogni cosa e vanificare il lavoro di mesi. «Abbiamo creato barriere elettrificate per dissuadere il passaggio degli animali – sottolinea -. Recentemente abbiamo installato un sensore per elefanti. Il nostro obiettivo non è danneggiare la fauna, ma evitare che passi dove è coltivato e distrugga completamente il lavoro dell’uomo».

Turismo, un’altra risorsa

All’agricoltura, si è affiancato anche il turismo che può diventare un’ottima risorsa considerato il fatto che nell’area sono presenti splendidi parchi. «Abbiamo realizzato piccoli cottage in due comunità e un cottage più grande presso il Laikipia Permaculture Center, il partner locale keniano – conclude Bonetti -. Tutti possono ospitare i turisti di passaggio. Abbiamo anche allestito sale conferenze che possono ospitare riunioni, convegni, congressi. Sono attività collaterali che possono però aiutare le popolazioni locali a crearsi nuove prospettive che li aiutino a rimanere nel loro territorio e a vivere delle risorse che hanno a disposizione. Uno sviluppo sostenibile che guarda al futuro delle persone e delle comunità».

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