È da poco iniziato il cammino estivo, un’opportunità per ripartire nello stile dell'accoglienza di tutti e dell'ascolto verso ciascuno, nella “casa” aperta ai tanti ragazzi che chiedono la gioia di incontrarsi e condividere un pezzo di strada insieme
di don Stefano
GUIDI
Direttore della Fondazione Oratori Milanesi
In questi anni il giorno dell’apertura degli oratori estivi è diventato fortemente desiderato. Esattamente come l’estate, un tempo di liberazione – soprattutto psicologica – dalle limitazioni e dai fantasmi della pandemia. Oggi gli oratori sono più pieni del solito. In diversi casi si registrano presenze mai verificate anche prima del Covid. Questa è la bellezza dell’oratorio: l’accoglienza di tutti – nessuno escluso – perché tutti possano sentirsi a casa in questo mondo e possano scoprire che siamo “a casa” dove siamo parte di legami buoni.
Questa accoglienza è senza condizioni. Da questo punto di vista l’oratorio non guarda in faccia a nessuno. L’oratorio è per tutti. Tutti – proprio tutti – in qualsiasi situazione si trovino, hanno il diritto di ascoltare la parola del Vangelo, che è parola di accoglienza nell’amore del Padre. Abbiamo bisogno di trasformare il cortile nella casa dell’accoglienza, perché tutti quelli che lo abitano, vedendosi accolti, si sentano amati e trovino nell’amore le ragioni della speranza.
A essere franchi, abbiamo più bisogno di una comunità cristiana che, se da una parte si impegna nella organizzazione del migliore oratorio estivo possibile, dall’altra si impegni immensamente di più a mostrare Colui per cui lo fa e lo vive. Non nella linea di una dimostrazione logorroica e retorica, quanto nell’espressione spontanea della letizia profonda, quella che si genera nel cuore, per diffondersi irresistibilmente dappertutto. Batticuore, appunto.
Per vivere un oratorio così – ce ne rendiamo conto – ci vuole grande determinazione e generosità. Per vivere un oratorio così occorre energia nuova, proprio quella che solo la preghiera ci può donare.
Credo che tutti oggi possiamo riconoscere un fatto: che l’attenta esecuzione materiale del programma formativo – già prima strumentale – è un problema secondario. La questione – a mio avviso – è tutta sbilanciata sulla qualità del nostro ascolto dei ragazzi e degli adolescenti. La fatica di vivere che i nostri adolescenti stanno provando è pesantissima (per non parlare degli adolescenti scomparsi dal radar dell’oratorio).
La credibilità di una comunità educante si misura su questa convinzione. Se questa manca, l’oratorio regredisce alla forma di un parco pubblico, di un impianto sportivo o di uno spazio per le feste locali. A fare la differenza – sempre – è la comunità educante, con la qualità della sua fede e la sua consapevolezza della situazione giovanile.
Questa è la seconda bellezza dell’oratorio: un’esperienza in cui ragazzi e adolescenti si incontrano e si regalano tempo e vita, giocando insieme e prendendosi cura gli uni degli altri. Per l’oratorio i ragazzi e gli adolescenti non sono mai utenti e clienti. Sono attori principali di una storia che si scrive adesso, insieme. Il contatto accende nuova vita. Batticuore, appunto.
Così è iniziato l’oratorio estivo. Certamente un tempo di sollievo di cui tutti abbiamo estremo bisogno. Stare con gli altri ci farà bene e ci aiuterà a scoprire possibilità nuove ed energie e risorse inaspettate. Alle comunità educanti chiedo di prepararsi a consumare le orecchie e il cuore.
Non raccogliamo soltanto le domande di iscrizione. Raccogliamo le domande. Il cuore di Dio non misura la capienza. Per questo diciamo: gioia piena alla tua presenza.
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