Al centro della celebrazione presieduta alle 9 dall’Arcivescovo (diretta tv e web, omelia in differita alla radio) i 23 seminaristi che diventeranno sacerdoti il 13 giugno 2020. Il loro motto è «Perché il mondo creda». Luigi Marcucci, il “maggiore” della classe: «Non pretendiamo di essere fautori di una conversione, ma speriamo che la nostra scelta non lasci indifferente un mondo che ha bisogno di credere»
di Ylenia
SPINELLI
Dopo un’estate ricca di esperienze, in oratorio insieme ai ragazzi e nelle vacanze comunitarie con le famiglie, dopo aver sostenuto gli esami finali per il conseguimento del baccalaureato in Teologia, per i 23 candidati al diaconato è giunto il tempo del raccoglimento e della preghiera.
Domenica 22 settembre iniziano la settimana di esercizi spirituali – predicati dal Vicario episcopale monsignor Ivano Valagussa presso la casa di spiritualità di Caravate (Va) -, che si concluderà la sera del 27 a Venegono, con la professione di fede e il giuramento di fedeltà davanti a tutta la comunità del Seminario. La stessa che la mattina di sabato 28 settembre li accompagnerà nel Duomo di Milano, dove verranno ordinati diaconi (insieme ad altri 5 candidati del Pime) dall’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, durante una Messa solenne che inizierà alle 9: diretta su Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre) e www.chiesadimilano.it; Radio Mater manderà in onda l’omelia dell’Arcivescovo in differita alle 20.30. Da quel giorno in poi i 23 diaconi inizieranno l’ultima parte del cammino seminaristico, che li porterà all’ordinazione presbiterale del 13 giugno.
I futuri preti ambrosiani provengono principalmente dalle Zone di Monza e Lecco, hanno un’età compresa tra i 24 e i 37 anni e diversi percorsi di studio e lavorativi alle spalle.
Il maggiore della classe è Luigi Marcucci, originario della parrocchia San Giovanni Battista di Binago, che è entrato in Seminario a 32 anni e ha fatto l’insegnante di religione. «Tra i banchi di scuola ho avuto la conferma della chiamata del Signore – afferma – e molto di quello che sono lo devo anche ai ragazzi che Dio mi ha dato di incontrare». Per Luigi l’estate appena trascorsa si è rivelata molto intensa, tra gli impegni nell’Unità pastorale di Besano, Bisuschio e Porto Ceresio, dove è stato destinato e dove anche quest’anno svolgerà il suo ministero diaconale, e le vacanze comunitarie. In particolare, durante la vacanza in Trentino, ha avuto modo di confrontarsi con due coppie di sposi con bambini molto piccoli, che hanno deciso di mettersi al servizio della comunità come educatori. «La loro generosità è stata di grande esempio per me e per la mia vocazione», ammette Luigi, ancora sensibilmente emozionato. Importanti sono stati pure i giorni trascorsi nella comunità che lo ha generato alla fede e nella propria famiglia, vivendo una quotidianità che «da un lato è rivolta all’attesa dell’ordinazione e dall’altra volge lo sguardo grato al cammino fin qui percorso».
A guidare Luigi e i suoi compagni è il motto, forse un po’ ambizioso, «Perché il mondo creda» (Gv 17,21), un impegno che ciascuno di loro ha scelto di assumersi con la propria vita: «Non abbiamo la pretesa di essere noi i fautori di una conversione, ma nutriamo la speranza che la nostra scelta di uomini, di diverse età e formazione, non lasci indifferente un mondo che ha disperatamente bisogno di credere», afferma.
L’immagine che accompagna e rinforza il motto è un dipinto di Caspar David Friedrich, che si intitola Mattina sul Riesengebirge. Un paesaggio montano con in primo piano una croce, unico elemento che supera la linea dell’orizzonte. Ai piedi di essa ci sono due personaggi: una donna vestita di bianco e un uomo vestito di nero. La donna, che rappresenta la Chiesa, è raffigurata sotto la linea dell’orizzonte, dunque sotto la croce; con una mano si aggrappa ai piedi del Crocifisso e con l’altra aiuta l’uomo, simbolo dell’umanità intera, nel suo cammino verso la cima, dunque verso Cristo.
Ecco la vera meta di questi 23 candidati al diaconato e poi al sacerdozio, che si impegnano a servire la Chiesa «perché il mondo creda» nell’amore misericordioso di Gesù e nella sua volontà di salvezza per tutti. «Non ho grandi attese – conclude Luigi -, nel senso che sono davvero aperto alla novità che il Signore vorrà porre nel mio cammino. Le prime e più complete esperienze che vivremo nell’anno del diaconato potranno essere poi riviste e rielaborate in un confronto sereno tra noi e i nostri educatori, perché il nostro servizio possa essere autenticamente secondo il volere del Signore».