Le primissime ore del mattino al Parco Nord tra volontari al lavoro, bambini assonnati e coppie “veterane” dei grandi raduni ecclesiali o per le quali Family è la prima esperienza: tutti in attesa della grande Messa conclusiva
di Claudio URBANO
Nella giornata conclusiva di Family 2012 il popolo dei pellegrini si risveglia lentamente, sembra quasi aspettare il sorgere del sole. Fino alle cinque il campo di Bresso dove tra poco si celebrerà la messa conclusiva è quasi solo dei volontari. C’è chi si è alzato prima delle quattro di notte per essere operativo, e ora si gode gli ultimi momenti di tranquillità sulle sedie a ridosso del palco, cercando di strappare ancora qualche minuto di riposo ai team leader che li chiamano a raccolta: «Ci muoviamo solo per il Papa», scherzano.
Sul prato ci sono già diverse famiglie: sono le più determinate e coraggiose, che ieri sera dopo la Festa delle Testimonianze hanno subito piantato le loro tende, convinti che il posto migliore per dormire fosse proprio il parco. Qui i protagonisti sono i bambini. Sono loro che, più o meno assonnati, fanno capire quanto si avvicina il momento della celebrazione: alcuni “abitano” in tende talmente minuscole da sembrare un giocattolo. I più piccoli, che ieri sera avevano solide certezze – «ora giochiamo, e domani giocheremo ancora» – adesso sono sprofondati nel sonno, mentre i genitori si preoccupano della colazione. Per molti è la prima esperienza di una notte insieme ai figli trascorsa fuori dai letti di casa: una coppia di Novara, quattro bambini dagli 8 anni in giù, sono veterani delle Giornate mondiali della gioventù, ed erano impazienti di poter vivere la prima “Giornata” insieme ai figli.
Un puzzle multietnico
Mentre si fatica a riprendersi dal sonno, nei settori del parco arrivano alla spicciolata i pellegrini. Tra i primi, poco dopo le quattro, marito e moglie di Mantova. Per loro, che hanno un banco al mercato, non è stato un problema svegliarsi presto. Poi ci sono le delegazioni straniere. Un piccolo gruppo di venezuelani arriva con i figli in braccio, avvolti nelle coperte: hanno partecipato al Congresso teologico da martedì, e ora si sono seduti in prima fila nelle sedie riservate.
Poco a poco gli spazi si riempiono, e il puzzle dei vari gruppi si compone. Italiani, per lo più, ma anche molti spagnoli, portoghesi, inglesi, e tantissimi sudamericani. Come sempre, tra i primi a piantare la propria bandiera sono i Neocatecumenali, che avanzano verso la zona designata per seguire la messa con uno stuolo di chitarre e cori a voci spiegate. Del resto, sono anche i primi a riunirsi, insieme ai polacchi, per recitare le lodi.
Col passare del tempo il sonno lascia il posto alla preparazione per la messa. Qualcuno finisce di fare colazione, altri, delle Filippine, sono già pronti in piedi con i libretti delle preghiere, e vorrebbero andare sempre più avanti, verso il palco, per essere sicuri di vedere Benedetto XVI. L’attesa del resto è altissima, anche perché, concordano tutti, la celebrazione di oggi è il momento conclusivo di giorni intensi ed emozionanti.
Mentre arrivano i sacerdoti, iniziano le prove audio e i boati dei pellegrini che entrano nel parco sono sempre più frequenti, ciò che più stupisce è sempre la tranquillità delle famiglie. La felicità del momento si legge sugli occhi di tutti, che ringraziano per l’accoglienza di questi giorni. Le ultime ad alzarsi sono le coppie giovani, come degli innamorati. I genitori più “esperti”, invece, non si lasciano impressionare troppo tanto dall’avventura fuori casa. A parte una buona dose di organizzazione, questa domenica mattina, sembra di capire, è soprattutto una bellissima esperienza con le proprie famiglie. E, adesso, sono tutti pronti per la “festa” conclusiva.