Dal Servizio diocesano per la Pastorale liturgica una raccomandazione alle comunità cristiane di tornare alla prassi tradizionale per la distribuzione dell’Eucaristia
a cura del
Servizio per la Pastorale liturgica
Considerando il miglioramento della situazione di crisi sanitaria, nel rispetto del protocollo di sicurezza Covid per le celebrazioni, ancora vigente nella sua forma originaria, è possibile accedere processionalmente a ricevere l’Eucaristia. È occasione preziosa per rimotivare questo gesto significativo. Potrebbe essere di aiuto un invito da parte dell’animatore della liturgia espresso in questi termini: «Possiamo riprendere ad accostarci all’Eucaristia in forma processionale. Questa modalità esprime il nostro desiderio di lasciarci incontrare dal Signore, manifesta il nostro essere popolo in cammino che si apre alla comunione come dono del Signore Risorto, riconosce nell’Eucaristia la sorgente e la forza per il cammino nella realizzazione della nostra vocazione».
Il cammino processionale
Il sacerdote mostra ai fedeli i segni sacramentali del pane e del vino con la beatitudine del libro dell’Apocalisse («Beati gli invitati…» Ap 19,9) e con le parole del Battista («Ecco l’agnello di Dio…» Gv 1,29), e il popolo risponde con le parole del centurione di Cafarnao («O Signore, non sono degno…» Mt 8,8). Davanti al mistero eucaristico la Chiesa non usa parole sue, ma ripete in chiave eucaristica alcune grandi parole della Scrittura.
A questo punto, mentre il sacerdote comunica ai santi doni, coloro che hanno deciso di accostarsi alla comunione lasciano il loro posto e si mettono in fila per incamminarsi verso l’altare o verso il luogo dove riceveranno la comunione: «Il rito prevede che il fedele non riceva l’eucaristia al posto in cui si trova, ma egli è chiamato a lasciare il suo posto e camminare verso l’altare» (Boselli). Questo gesto, funzionale per raggiungere in modo ordinato il luogo della distribuzione eucaristica, racchiude in sé anche una pluralità di significati spirituali che meritano di essere portati alla luce.
Il camminare verso, che attiva le nostre facoltà esteriori e interiori, dà modo di riscoprire che l’eucaristia è «il pane per l’uomo in cammino…, il viatico, il pane per il viaggio, come la manna per il popolo di Israele, come il pane per il profeta Elia» (Boselli).
Il viaggio coincide con l’intera esistenza umana, con i suoi slanci e le sue stanchezze, con le sue grandezze e le sue miserie, con i suoi successi e le sue sconfitte, è sempre proteso a una meta: il regno di Dio e la sua giustizia, la stabile incorporazione a Cristo nel vincolo della carità fraterna, la felicità senza fine nella comunione trinitaria.
Il camminare insieme mette poi in evidenza che «questo cammino il credente non lo compie da solo ma con i fratelli e le sorelle nella fede… Tutti vanno insieme verso l’altare, ognuno per quello che è… mossi tutti dalla stessa fame» (Boselli).
La processione di comunione è dunque l’immagine di un popolo che, rispondendo all’invito di Gesù, si mette in cammino per incontrarlo e, nella comunione con lui, ritrova le ragioni dell’amore che vince ogni divisione. Questa sottolineatura è molto importante perché ci permette di superare una visione troppo individualistica della comunione, aprendoci al suo primario valore ecclesiale: l’eucaristia ci fa uno in Cristo, rinsaldando fra noi i vincoli della carità e della comunione fraterna.
Per esprimere al meglio la forza di questo cammino processionale verso la sorgente della vita e della carità che è l’eucaristia, è importante ricordare che chi si avvia a ricevere il corpo di Cristo deve fare in modo di evitare ogni distrazione di sé e degli altri, concentrando la propria attenzione su ciò che sta per compiere. Questo significa mantenere lungo il percorso un clima raccolto, sia con la partecipazione al canto dell’assemblea, sia pregando nel proprio cuore (da C. Magnoli, Parole gesti silenzi della Messa- Brevi catechesi liturgiche).