Proposto dal Centro “C. M. Martini” e tenuto da Manlio Graziano, docente a Parigi, si svolgerà per cinque giorni, dal 27 febbraio al 3 marzo, dalle 15 alle 17. Iscrizioni entro il 20 febbraio
«Mai la storia dell’umanità aveva conosciuto un periodo di assenza di guerra così prolungata su un territorio così vasto come l’Europa. Ma il Vecchio Continente del secondo dopoguerra è un’eccezione perché il mondo, nel frattempo, ha continuato a conoscere guerre. Secondo uno studio della Cornell University, contando solo i conflitti con più di mille vittime, tra il 1945 e il 2000 ci sarebbero state, nel mondo, 158 guerre e quasi 41 milioni di morti». Dal suo osservatorio parigino Manlio Graziano – docente di Geopolitica e Geopolitica delle religioni alla Paris School of International Affairs di Sciences Po e all’Università della Sorbona – sembra smorzare la nostalgia della pace che, per noi europei, si è infranta giusto un anno fa con lo scoppio del conflitto in Ucraina e che, invece, buona parte del mondo non aveva mai conosciuto.
Perché si combattono le guerre? «Per il territorio e per i mercati – sintetizza il professor Graziano -. E, da questo punto di vista, non ci stiamo facendo mancare nulla. L’Europa è ripiombata in una guerra d’altri tempi, fatta di trincee, armi convenzionali, terreno perso e guadagnato a costo di enormi perdite. E, sullo sfondo, un conflitto finora solo evocato per l’isola che non c’è, come la definì lo scrittore Giorgio Manganelli di ritorno da un viaggio in Asia negli Anni Settanta. E invece milioni di prodotti con impressa la scritta made in Taiwan, che vengono acquistati ogni giorno in ogni angolo del globo, ci ricordano che quell’isola c’è, eccome, ed è proprio lì che potrebbe scatenarsi il prossimo conflitto tra le maggiori potenze economiche e militari del mondo».
I quesiti sul tappeto
Il corso «Le ragioni geopolitiche dei conflitti», organizzato dal Centro “C. M. Martini”, che si svolgerà in presenza nelle aule dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca dal 27 febbraio al 3 marzo, intende ripercorrere alcuni tra i conflitti che più hanno segnato il recente passato, le cui conseguenze si sono protratte fino ai giorni nostri. Che cosa ha innescato la scintilla? Quali parti si sono affrontate, con quali esiti sul campo di battaglia e, soprattutto fuori, nelle Cancellerie e sul vissuto delle popolazioni che l’hanno combattuta e, spesso, subita? E la pace duratura è possibile? O dobbiamo rassegnarci a considerarla un armistizio temporaneo tra una guerra e l’altra? Come è possibile rispondere all’appello-monito di papa Francesco: «Tutto il mondo è in guerra, in autodistruzione, fermiamoci in tempo!»?
La partecipazione è gratuita. È possibile iscriversi fino al 20 febbraio.