Il “fidei donum” ambrosiano don Enzo Zago, che attende la visita dell'Arcivescovo: «Vogliono diventare cristiani perché nel loro cimitero hanno trovato le fondamenta di una chiesa ortodossa di 300 anni fa»
di Luisa
BOVE
Più che un missionario, don Enzo Zago, si sente un evangelizzatore. Dopo 14 anni trascorsi a Blinisht, nel nord dell’Albania, da poche settimane è tornato come fidei donum al sud, a 200 chilometri di distanza. Vive nella Curia di Valona, insieme al Vescovo e a una coppia. Partito per l’Albania nel 2007, a causa del Covid ha dovuto prolungare il suo mandato in attesa di don Alberto Galimberti che ha preso il suo posto (qui la presentazione della visita dell’Arcivescovo).
Tra nord e sud
«È stato il vescovo di Valona, monsignor Giovanni Peragine, barnabita, a scrivere al nostro Arcivescovo chiedendo se potevo rimanere in Albania per un secondo mandato», racconta don Enzo. E così è stato. «Qui la situazione è molto diversa rispetto al nord, dove il lavoro pastorale è più tradizionale: catechismo, battesimi, comunioni, cresime nei tempi dovuti, come in Italia, e poi la formazione, le attività sociali e assistenziali». Tutti si dicono cattolici, anche gli abitanti delle montagne che non sono battezzati, ma festeggiano il patrono e vanno al Santuario di Sant’Antonio.
«Al sud invece si respira l’aria dell’evangelizzazione più che della missione, sono quasi tutti musulmani o bectasciti (forma moderata di islamismo): su 200 mila abitanti ci saranno 200 battezzati – dice don Enzo -. Qui il lavoro è soprattutto con gli adulti e i giovani, che poi fanno la scelta del battesimo. Nei giorni scorsi sono stato in un villaggio a due ore di distanza, e una ventina di persone mi hanno chiesto di conoscere il Vangelo e di fare un percorso di fede. Vogliono diventare cristiani perché nel loro cimitero hanno trovato le fondamenta di una chiesa di 300 anni fa, senz’altro ortodossa, e hanno detto che le loro origini sono cristiane».
Un territorio vastissimo
Il territorio su cui opera don Zago è vastissimo, per attraversarlo da una parte all’altra ci vogliono 5-6 ore di viaggio, con paesaggi bellissimi e strade che costeggiano la costa, come quella che porta a Saranda, dove è stato domenica scorsa viaggiando per 130 chilometri. Alcune zone isolate sono ancora da evangelizzare, «anche se in 25 anni non sono mancate eroiche suore missionarie».
L’altro giorno don Enzo si è spinto ancora più a sud («come fosse la nostra Sicilia») per organizzare alcune attività. «Tre giovani intorno ai 25 anni hanno raccontato la loro storia e cosa ha voluto dire diventare cristiani, è stato davvero emozionante», assicura il missionario. Delle due ragazze, una sta concludendo la scuola di infermiera, l’altra è una giovane mamma, sposata e con un bambino piccolo. Il ragazzo invece è tornato dagli Stati Uniti e «dopo aver cercato a destra e a sinistra, sullo stile di Sant’Agostino, è arrivato al cammino di catecumenato». Questi giovani non solo hanno abbracciato la fede, ma hanno coinvolto anche le loro famiglie. «Qui i laici sono importanti, sono quelli che ti aprono la porta del cuore, delle situazioni. E poi si entra», dice don Enzo.
Ci tiene a sottolineare che sul Sinodo «si sta lavorando bene». «Per noi è importante collaborare insieme, non per fare cose, ma per evangelizzare. Sono rientrato a Valona per partecipare all’Assemblea diocesana dove si è confermato che siamo qui per evangelizzare: prima noi e poi gli altri. Uniamo le forze e camminiamo insieme per dire Gesù, perché qui la gente cerca Gesù, cerca il Vangelo. In tanti anni di Albania non l’avevo mai sentito, se non a livello personale. Adesso tutti insieme riflettiamo, meditiamo e collaboriamo, e questo mi piace molto».