Il referente diocesano don Walter Magni illustra le caratteristiche e soprattutto lo stile della “fase narrativa» ora in corso, primo passo per la stesura dell’Instrumentum laboris per l’assemblea dei Vescovi dell’ottobre 2023
di Annamaria
BRACCINI
Da domenica 30 gennaio il Consiglio episcopale milanese ha chiesto di pregare per il cammino del Sinodo dei Vescovi nella nostra Diocesi, con un’intenzione che potrà essere inserita nelle preghiere domenicali dei fedeli. Il Sinodo è nella sua fase di ascolto e di discernimento da realizzare nelle Chiese locali. Ma come si sta articolando questo momento? A rispondere è il Referente diocesano don Walter Magni: «Siamo all’inizio della cosiddetta “fase narrativa”, nella quale è chiesto anzitutto a tutti i credenti battezzati di collaborare alla stesura dell’Instrumentum laboris, lo strumento di lavoro del Sinodo dei Vescovi che si celebrerà nell’ottobre 2023. I risultati di questa prima consultazione sinodale “dal basso” – che andranno consegnati al Referente sinodale entro il prossimo mese di marzo – saranno poi sintetizzati e inviati alla Segreteria del Sinodo dei Vescovi per la composizione definitiva del documento che farà da avvio della loro discussione sinodale. Ciò che però importa capire bene è che questa prima collaborazione non conclude tutto». (vedi qui l’intervento di don Magni a Tv2000)
Qual è il carattere specifico di questa fase?
Siamo solo all’inizio di questo esercizio di ascolto sinodale, nell’acquisizione di uno stile e di uno stare nella propria Chiesa che papa Francesco ha deciso di allargare alla coscienza di tutti i fedeli cattolici. Lo stesso papa Francesco non smette di ripetere che non si tratta tanto di produrre documenti, ma di imparare all’interno delle nostre chiese, delle parrocchie, dei gruppi e dei movimenti, uno stile di ascolto, che è poi il modo proprio, specifico, nel quale si sta nella Chiesa.
Come Referente diocesano lei può contare su un contatto diretto – l’indirizzo mail – a cui possono scrivere coloro che hanno qualcosa da dire. Come è il bilancio finora?
Più che dire quello che potrebbe saltare in mente al momento o che da tempo pensavamo di poter dire perché non siamo mai riusciti a dirlo sentendoci davvero ascoltati, è decisivo attenerci anzitutto a una Traccia di temi, corredati tutti da alcune domande, che la Segreteria del Sinodo dei Vescovi ha fatto pervenire a tutte le Chiese locali, a tutte le diocesi del mondo. Insistendo che soprattutto ci si premuri di rispondere alla domanda fondamentale: «Come sta avvenendo questo “camminare insieme” oggi nella nostra Chiesa locale?»; «Quali passi lo Spirito ci invita a fare per crescere nel nostro “camminare insieme?”». Ed è importante che questi interrogativi accompagnino sempre l’avvio di un qualsiasi incontro di ascolto sinodale. Online è possibile scaricare questa traccia, come pure scrivere direttamente al referente per concordare un incontro, avere qualche informazione, precisazione o inviare i risultati di una consultazione svolta.
Qual è la tipologia di coloro che le scrivono?
Al momento non sono moltissimi i contatti richiesti. Si tenga presente che i consiglieri laici del Consiglio pastorale e i presbiteri del Consiglio presbiterale hanno da poco ricevuto indicazioni pratiche per diffondere in Diocesi la notizia e le indicazioni per segnalare la possibilità e le modalità concrete di attuazione di queste consultazioni sul territorio diocesano. Intanto alcuni fedeli si sono fatti avanti singolarmente richiedendo un incontro, un colloquio ecc. Ma sono pure interessanti alcuni gruppi di fedeli che, per tante ragioni, hanno minori opportunità di riferirsi a una parrocchia o un gruppo o un movimento ecclesiale ben definito e conosciuto. Immagino che nelle prossime settimane i contatti aumenteranno.
Nella traccia sinodale proposta dai Vescovi si legge: «L’ascolto è il primo passo, ma richiede di avere mente e cuore aperti, senza pregiudizi». Verso chi siamo maggiormente “in debito di ascolto”?
La dinamica propria dell’ascolto nella Chiesa non è affatto scontata, da sempre. È come se la Chiesa da duemila anni si sentisse sempre davanti al bisogno e all’esercizio di ascolto. Nella Chiesa stiamo passando da una fase nella quale solo alcuni parlavano e tutti gli altri erano in ascolto, a una situazione nella quale tutti hanno il diritto di parlare e di essere ascoltati. Ma un ascolto a tutto campo di questo genere chiede a tutti i fedeli battezzati tempo, esercizio, pazienza, ecc. L’ascolto sinodale non è la riscoperta di un esercizio di buone maniere o un generico esercizio di gentilezza, di buona educazione. Un ascolto sinodale autentico è quello che permette allo Spirito santo di dirsi proprio attraverso il nostro parlare, il nostro dialogo sincero e schietto. Si tratta cioè di imparare in ogni occasione di incontro nella Chiesa a mettere al centro lo Spirito di Gesù risorto. E questo avviene quando, come dice Gesù, «due o tre sono riuniti nel mio nome: io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). E quando i credenti sono in questa comunione allora si vogliono bene, si accolgono e inevitabilmente si ascoltano. Altre forme di ascolto che non presuppongono questo criterio sinodale, spirituale, non serviranno mai a esprimere un annuncio del Vangelo autentico e convincente.