Don Massimo Locatelli diventa sacerdote a 58 anni, completando un cammino già avviato in passato e poi sospeso. Decisiva l’ultima esperienza come educatore responsabile di oratorio: «Anni preziosi per la mia vita di fede, mi hanno aiutato a capire me stesso e gli altri»
di Ylenia
Spinelli
Don Massimo Locatelli è il “veterano” della classe. Ha 58 anni ed è il nono di undici figli. Con i suoi fratelli ha vissuto un’infanzia serena ad Arluno. Poi, dopo l’università e vari trasferimenti lavorativi, è approdato alla Comunità pastorale Santa Maria Nascente e Sacra Famiglia di Paderno Dugnano, dove ha fatto l’educatore in oratorio. «La mia storia è molto lunga – dice – e mi piace raccontarla come una storia di amicizia con Gesù. Il ricordo più bello è legato alla Prima Comunione. Già allora Gesù si è fatto sentire come un amico fedele. Poi, in ogni età, mi ha chiamato e io ho percorso tante strade prima di rispondergli, per paura o timidezza».
Nel 1990 don Massimo si era deciso a entrare in Seminario, ha frequentato il primo anno di Teologia a Saronno, ma «non era il momento giusto» ed è uscito. Grazie alla guida di amici preti, ha ripreso in mano la propria vita e il cammino vocazionale: «Padre Roberto, gesuita di Villapizzone, mi ha accompagnato nel discernimento, sollecitandomi a non aver paura della mia umanità e a liberarmi dalle rigidità legate all’educazione ricevuta», ricorda don Massimo. Grande importanza poi ha avuto l’incontro con don Renato Rebuzzini, fondatore della Comunità del Giambellino, riferimento per minori e famiglie bisognose. «L’ho conosciuto quando era parroco di Muggiano. Anche questa esperienza – afferma don Massimo – oggi la leggo come una grazia decisiva per la mia formazione umana e professionale».
Don Massimo ha lavorato in cooperative sociali, prima con tossicodipendenti, poi con minori; è stato formatore e selezionatore del personale in diverse aziende private, ma il suo cuore è sempre stato inquieto, finché nel 2009 don Renato gli ha proposto di fare l’educatore responsabile di oratorio. «Ho vissuto questa scelta come vocazione e professione definitiva – ricorda il futuro sacerdote -. Questi anni sono stati preziosi per la mia vita di fede, inoltre l’esperienza in oratorio mi ha aiutato a capire me stesso e gli altri».
In particolare è stata decisiva la relazione educativa con i gruppi di ragazzi di catechismo, dai preadolescenti, agli adolescenti, ai giovani. «Tra oratorio feriale e campeggi, i ragazzi mi hanno sempre detto: “Ma tu perché non fai il prete?” – racconta don Massimo -. Alla fine, grazie anche a loro, ho risposto a Gesù che mi ha fatto capire che potevo essere suo amico, servendo i fratelli più piccoli». Così nel 2017 è rientrato in Seminario, a Venegono.
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