Per la prima volta da quando la Diocesi di Milano ospita la tradizionale processione peruviana, il suo teatro è la città-giardino. Presenta l’appuntamento don Alberto Vitali, responsabile della Pastorale dei migranti
di Francesca LOZITO
Una devozione che affonda le radici nel tempo. Una tradizione che dal Perù, attraverso la migrazione, è arrivata in tutto il mondo. Domenica 25 ottobre, a Varese, si terrà la processione dedicata al Senor de los Milagros. Spiega don Alberto Vitali, responsabile della Pastorale diocesana dei migranti: «La devozione risale al 1600: un gruppo di schiavi portati dall’Angola si riunivano per pregare con le parole della loro tradizione e i loro canti; nella casa in cui il gruppo si ritrovava a pregare, uno di loro dipinse una crocifissione». Gli anni passarono e accadde un fatto straordinario: «Una serie di terremoti distrusse tutte le case attorno a quella degli schiavi. Si salvò solo il muro col dipinto. Nacquero da qui la devozione, la sua propagazione e l’attestazione successiva dei miracoli». E come è arrivata in Italia e poi in Diocesi? «Naturalmente coi migranti venuti dal Perù, che hanno portato con loro la devozione e il modo di esprimerla – riprende don Vitali -. A Milano questa processione si fa dal 1996, anno in cui i devoti del Senior de los Milagros si sono organizzati qui in Confraternita».
Per la prima volta, da quando la Diocesi di Milano ospita la processione con la Sacra immagine (riproduzione di quell’originale sul muro in Perù, ndr), la Pastorale dei migranti ha deciso che teatro della celebrazione, a livello diocesano, fosse Varese: «Negli anni questa processione ha visto molta partecipazione. Portandola fuori Milano chiaramente si prevede meno affluenza», precisa don Vitali. Il programma prevede alle 10 l’inizio della processione, con l’arrivo nella Basilica di San Vittore (la Basilica centrale della città) alle 13. Qui, sul sagrato, si terrà la celebrazione eucaristica, presieduta dallo stesso don Vitali.
Tra le comunità latino-americane, quella peruviana è sicuramente la più numerosa. Il grosso della migrazione è avvenuto tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del 2000. In Diocesi i peruviani fanno parte della comunità latino-che si ritrova a Santo Stefano, parrocchia dei migranti, costituendo circa il 40% del migliaio di latino-americani che ogni domenica vanno a Messa in questa chiesa. «Ma molti di loro lavorano su turni – rileva don Vitali -, quindi saranno sicuramente di più». Molti fedeli, poi, sono presenti in altre parrocchie: in alcune realtà si sono costituiti gruppi di devoti della Confraternita che fanno riferimento a quello di Milano, come per esempio proprio a Varese e a Pioltello, i più consistenti.
Quale cammino di fede fanno queste persone? «La spiritualità è molto sentita e di taglio abbastanza popolare-devozionale – spiega ancora il responsabile della Pastorale dei migranti -. Il tutto non si riduce alla processione, perché il mese di ottobre è chiamato il mes morado (mese viola): i devoti vanno vestiti con un abito viola in onore del Senor de los Milagros. E gli ultimi nove giorni prima della processione viene celebrata una novena. Da alcuni anni, poi, a Milano, ogni volta che si tiene la processione, si promuove un progetto di beneficenza dedicato a qualche realtà, non necessariamente peruviana. Così accadrà anche quest’anno».