Dopo un anno di stop per la pandemia, la comunità di Venegono torna a stringersi attorno ai candidati al sacerdozio e a quanti festeggiano particolari anniversari di ordinazione. Alle 9.45 riflessione sulla vita cristiana come vocazione da parte dell’Arcivescovo, che alle 11 presiede la Messa: vi si potrà assistere su Youtube

di Ylenia SPINELLI

Festa dei Fiori

Dopo la scorsa edizione mancata a causa della pandemia, quest’anno torna la tradizionale Festa dei Fiori in Seminario. Martedì 11 maggio la comunità di Venegono, insieme all’arcivescovo Mario Delpini, si stringerà attorno ai dieci candidati al sacerdozio che verranno ufficialmente presentati alla Diocesi e ai preti ambrosiani per ricordare la grazia dell’ordinazione e il legame d’affetto con il Seminario. Pur con qualche cambiamento di programma e l’inevitabile limitazione del numero degli invitati, sarà una mattinata di festa, che tutti potranno seguire online attraverso il canale Youtube del Seminario.

A fare gli onori di casa sarà il Rettore del Seminario, don Enrico Castagna, che dà qualche anticipazione su questo appuntamento tanto atteso.

La Festa dei Fiori potrà svolgersi in presenza per tutti i sacerdoti?
A motivo delle distanze richieste dal Covid, potranno essere presenti in Seminario solo i festeggiati, cioè quanti ricordano il 25°, 50°, 60° 65° e 70° di ordinazione presbiterale. Tale presenza esigua sarà già un segno incoraggiante. Anche il Seminario, infatti, come tutte le comunità ecclesiali desidera, con la necessaria prudenza, tornare a essere comunità ospitale. Ci sarà, in ogni caso, per tutti la possibilità benedetta di seguire online questo appuntamento.

C’è qualche “particolare” festeggiato o qualche presbitero che il Seminario tiene a ricordare?
Il Seminario desidera condividere la gratitudine di tutti, preti e vescovi, per la fedeltà creativa di Dio che si manifesta nella vita di ciascun ministro e dell’intero nostro presbiterio. Fra i festeggiati mi limito a ricordare il 30° di episcopato del cardinale Angelo Scola, Arcivescovo emerito; lo porteremo nella nostra preghiera, anche se non potrà essere presente.

Quali altre novità dettate dalla pandemia?
Eviteremo di condividere il pranzo e quelli che potrebbero risultare momenti di assembramento, ma ugualmente potremo condividere un momento di riflessione a partire dalle 9.45 e, alle 11, la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Delpini.

Ci può anticipare qualcosa sulla riflessione dell’Arcivescovo?
Il tema che abbiamo proposto a mons. Delpini, «Preti che annunciano il Vangelo della vocazione», vorrebbe richiamare l’interpretazione cristiana della vita come vocazione e alludere al fatto che solo l’incontro con testimoni, con preti testimoni, può attrarre a determinarsi per un vita vissuta così, anche nella forma presbiterale.

Chi terrà le altre testimonianze?
Saranno brevi testimonianze di due presbiteri che festeggiano rispettivamente il 25° e il 50° di ordinazione. Abbiamo chiesto loro di condividere, con semplicità, alcuni motivi di gratitudine per un cammino nel ministero che si è rivelato, in concreto, anche attraverso fatiche, un percorso fecondo.

E poi saranno presentati i dieci candidati al sacerdozio che verranno ordinati il 12 giugno. Cosa può dire di questa classe?
Ciò che apprezzo di questo gruppo è la fraternità spontanea, la capacità di accogliersi e di richiamarsi a vicenda. Mi pare che già fra di loro si vedano segni di quel «camminare nell’amore» richiamato dal loro motto. Auguro loro di proseguire con questo stile.

La Festa dei Fiori è la festa di tutto il presbiterio diocesano. Il fatto di appartenere alla grande famiglia della Chiesa ambrosiana vi ha fatto sentire meno soli in questi mesi di pandemia?
In realtà non ci siamo mai sentiti soli. Anzitutto abbiamo, come sempre, sperimentato la prossimità del nostro Arcivescovo. Non è mancata, in questo anno 2020-21, l’attività pastorale domenicale dei seminaristi. Il fatto poi di aver potuto vivere giorni così incerti in una comunità ampia è dono non scontato. Mi pare che – più che sentirci soli – abbiamo avuto modo, ognuno per la sua parte, di farci prossimi a qualche forma di isolamento vissuta da amici e familiari.

 

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