Redazione

L’edizione Milano 2006 mette al centro della sua analisi il rapporto tra i giovani e la città, ponendo sotto osservazione una serie di processi e di intrecci tra le giovani generazioni e le dinamiche della vita cittadina. Dentro uno scenario demografico che documenta per Milano un rovesciamento della piramide demografica e il dimezzamento dei giovani 18-24enni nell’ultimo decennio, in presenza tuttavia delle nuove (prime e seconde) generazioni di immigrati, vengono indagati le scelte e i percorsi scolastici dei giovani milanesi, così come i percorsi lavorativi e altri aspetti di quella transizione all’adultità (scambio tra le generazioni, formazione della famiglia, accesso alla casa) che nel contesto metropolitano assume contorni problematici e ambivalenti. Il quadro si completa con l’analisi del loro rapporto con le realtà associative e di volontariato e dell’esperienza urbana dei giovani abitanti dei quartieri periferici. Ne emerge l’esigenza di prestare una più forte attenzione ai nuovi termini del patto tra le generazioni, e in particolare al futuro delle giovani generazioni della città. I riscontri empirici definiscono infatti fenomeni e processi che spingono a prendere sul serio il futuro. Soprattutto a Milano.

di Eugenio Zucchetti

La transizione demografica: meno giovani autoctoni, più giovani stranieri. Il quadro statistico è quello noto della forte contrazione della natalità e del prolungamento della vita media; ma per quel che ci riguarda in questa sede, il contributo di Lanzetti prospetta i cambiamenti avvenuti nell’ultimo decennio, che toccano le tre fasce della popolazione giovanile di Milano, ovvero:
– dimezzamento dei giovani 18-24enni (passati dal 9,5% al 5,3%; erano 125.738 nel 1995 e sono diventati 68.826 nel 2005);
– decremento dei 25-29enni (dall’8,4% al 5,9%, in termini assoluti da 110.739 a 76.998);
– leggera crescita di quelli 30-34enni, per effetto dell’immigrazione (da 101.655 a 113.074).

Quanto sia forte la transizione demografica nella metropoli milanese emerge, dunque, da un dato sintetico: nell’arco di un solo decennio, la popolazione giovanile compresa tra 18 e 29 anni è diminuita di ben 90.653 unità. Il tasso di decremento è stato superiore al 30%, a fronte di un calo della popolazione complessiva che è stato del 15%.

È immediatamente evidente – ed è stata per tempo segnalata dai Rapporti Ambrosianeum degli anni precedenti – la conseguenza di tali trend, ovvero la crescita vertiginosa del carico sociale che spetta alle nuove generazioni. Se i giovani diventano la metà rispetto a un passato molto recente, quando dovranno sostituire la popolazione che va in pensione, avranno, per molti anni, un carico sociale rilevante da sopportare.

In questo quadro emerge però un altro importante fenomeno che interpella il futuro della città: il contributo significativo dell’immigrazione nel «mantenere giovane» la popolazione milanese, che colma in parte il vuoto creatosi in questo segmento della popolazione. Se infatti si esaminano le classi giovanili degli immigrati residenti, ciò che balza agli occhi è che tra gli stranieri iscritti in anagrafe i giovani di 18-24 anni stanno crescendo: all’inizio del 2003 erano 8.343 e nel 2005 risultano essere 10.482, con un incremento in soli due anni del 26%. Ma ciò che appare ancora più rilevante e significativo è l’incremento della fascia degli stranieri 25-29enni (cresciuti in due anni del 54% e attestati a 18.637 unità) e della fascia 30-34enni (+ 44%, arrivati a 23.193).

Questi dati ci rimandano alla questione delle seconde generazioni dei flussi migratori. Fenomeno quest’ultimo in crescente evoluzione anche nel nostro Paese e in particolare a Milano, con segnali di malessere e difficoltà, ma con meno problemi di quel che alcuni scenari tendono ad accreditare.

Il contributo di Valtolina fornisce in proposito alcune dimensioni quanto-qualitative essenziali del fenomeno. A Milano la componente giovanile all’interno delle popolazioni straniere che hanno un più marcato profilo familiare è particolarmente rilevante in 4 nazionalità: filippini, peruviani, cinesi ed egiziani sono infatti i gruppi che presentano al loro interno il maggior numero di giovani.

La realtà delle seconde generazioni nate dall’immigrazione a Milano si presenta, comunque, estremamente articolata al suo interno, dal punto di vista dei Paesi d’origine, dell’epoca di arrivo, del grado di sedimentazione delle rispettive comunità nella società locale, dei modelli di integrazione più diffusi tra i genitori. E soprattutto si presenta come una realtà in costante evoluzione, al punto che parlare di seconde generazioni potrebbe essere addirittura fuorviante.

Vi sono, infatti, componenti nate in Italia nel contesto di famiglie e comunità ormai stabilmente insediate nel contesto milanese, ma anche collettivi giunti durante il percorso scolastico o, ancora, alle soglie della maggiore età. Biografie diverse che prefigurano, forse, destini altrettanto diversi, più o meno segnati dalle fratture e dagli sforzi di ricomposizione che la migrazione comporta, ma anche dalla capacità di fare fronte, con le risorse personali e familiari, alle difficoltà e alle sfide che il diventare adulti richiede.

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