Prima dell’ingresso in Duomo monsignor Delpini farà tappa in Sant’Eustorgio, dove troverà gli adulti in cammino per ricevere i sacramenti dell’Iniziazione cristiana. In allegato la traccia della catechesi che sarà rivolta loro
di Antonio
COSTABILE
Responsabile del Servizio per la Catechesi
Domenica 24 settembre l’ingresso in Diocesi del nuovo Arcivescovo monsignor Mario Delpini avrà inizio con un primo incontro con i catecumeni adulti che sono in cammino per ricevere i sacramenti dell’Iniziazione cristiana nella nostra Chiesa ambrosiana, radunati nella Basilica di Sant’Eustorgio a Milano.
Viene spontaneo chiederci subito perché il Vescovo al suo ingresso incontri prima di ogni altro i catecumeni. La cosa può sembrare curiosa, ma ha una ragione storica ben precisa e una ragione pastorale significativa.
Nel cortile interno di una casa prossima alla Basilica, in piazza Sant’Eustorgio, si trova un fonte battesimale, che si dice sia il primo fonte battesimale aperto a Milano nei tempi apostolici, restaurato e ribenedetto dal cardinale Federico Borromeo nell’ottobre del 1623. Un testo redatto verso la fine del X secolo, il Libellus de situ civitatis Mediolani, riporta notizia di questo fonte battesimale, denominato poi “fonte di Sant’Eustorgio’: «Esiste ancora oggi, non lontano dalle mura di questa città, a meridione, presso la via che conduce alla città di Pavia, un fonte da cui sgorgano acque limpide e salutari. Lì giunto con tutti quelli che erano segnati, dopo aver concluso un lungo periodo di digiuno, il venerando presule Gaio si inginocchiò rivolto al Padre del Signore Gesù Cristo e, invocata secondo il costume la presenza dello Spirito santo, benedì solennemente quel fonte e immergendo tutti i catecumeni li santificò nell’unico nome della Trinità con l’imposizione della mano».
Le tradizioni connesse a questo fonte ricordano un battistero antico annesso alla Basilica funeraria paleocristiana. Quel fonte battesimale e l’area annessa con un Battistero e in seguito la Basilica possono allora essere ricordati simbolicamente, quasi con un gioco di parole, come il luogo fontale dell’inizio del cristianesimo nella città di Milano, che secondo alcune tradizioni ricevette la prima evangelizzazione dallo stesso apostolo San Barnaba, ricordato nel Nuovo Testamento come compagno di San Paolo.
In questo luogo, che ricorda le origini cristiane di Milano, ogni nuovo vescovo, all’inizio del suo ministero episcopale, fa quindi memoria del “primo” inizio della fede in questa diocesi, si situa all’interno di questo cammino che riceve e lo fa accogliendo innanzitutto chi viene iniziato alla fede, incontrando e benedicendo prima fra tutti i catecumeni adulti della Diocesi, che si preparano a diventare cristiani.
Il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia, ricevuti unitariamente dai catecumeni adulti, sono infatti i sacramenti che introducono alla vita cristiana. Con il Battesimo si è purificati dal peccato d’origine e più ancora si è immessi mediante quella soglia nella Chiesa e ci si riconosce a pieno titolo figli di Dio e fratelli in Cristo, membri della comunità cristiana.
Ecco, quindi, anche una seconda ragione pastoralmente tanto significativa che possiamo mettere in evidenza del primo gesto che il nuovo Arcivescovo compie incontrando primariamente i catecumeni: mentre è accolto in città, in Diocesi, lui stesso accoglie coloro che vengono alla fede nella chiesa diocesana. Con un paterno e insieme un fraterno abbraccio a nome della Chiesa di cui è guida riceve tutti coloro sono iniziati alla vita cristiana.
Facendo eco a parole memorabili di Sant’Agostino pronunciate in un discorso fatto in occasione del suo anniversario di ordinazione episcopale, il Vescovo potrà ben dire ai catecumeni: «Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano». Il Vescovo, infatti, è padre e pastore, guida della Chiesa locale a lui affidata, e insieme fratello nella fede di tutti, chiamato a testimoniare con la parola e la vita la gioia del Vangelo.