Al valsassinese fratel Felice dedicati una mostra fotografica e l’anno di riflessione e preghiera inaugurato a Introbio da una celebrazione eucaristica presieduta dal Superiore generale padre Ferruccio Brambillasca

di Gerolamo FAZZINI

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Fratel Felice Tantardini

Prenderà il via da Introbio, in Valsassina, domenica 8 ottobre – con una solenne celebrazione eucaristica celebrata dal Superiore generale, padre Ferruccio Brambillasca – l’anno di riflessione e preghiera che il Pime intende dedicare ai missionari laici, con la speranza che possa suscitare altre vocazioni ad vitam, sulle orme di santità lasciate da fratel Felice Tantardini.

Sarà proprio fratel Felice, il «fabbro di Dio» (così è conosciuto in Italia e in Myanmar il missionario valsassinese, infaticabile lavoratore), il modello di riferimento che l’Istituto intende proporre alla Chiesa, tanto in Italia quanto in missione: un personaggio umile e silenzioso, ma impregnato da un esemplare spirito di servizio, di obbedienza e di amore ai piccoli, tale da aver lasciato un profondo segno nei 69 anni che lo hanno visto attivo nell’ex Birmania, dov’è morto nel 1991 all’età di 93 anni.

In Asia Felice c’era arrivato con studi molto sommari (aveva finito la terza elementare), ma animato da una forte passione missionaria, unita a una capacità di lavoro tanto straordinaria quanto insospettabile, vista la sua bassa statura. La sua esistenza è stata tutta all’insegna del servizio, silente e operoso (per lunghe ore al giorno Felice aveva in mano il martello) e della preghiera, in particolar modo alla Vergine Maria. Unico “vizio”, che tutti – a partire dai suoi confratelli – hanno abbondantemente perdonato a Felice è stata la pipa, che il missionario (la cui figura colpì molto persino un giornalista di razza come Tiziano Terzani) teneva costantemente in bocca.

Perciò proprio «martello, Rosario e pipa» – gli inseparabili compagni del missionario – è il titolo scelto per la mostra su fratel Felice e i missionari laici ad vitam del Pime che l’istituto propone per l’Ottobre missionario a gruppi missionari e parrocchie. Di fratel Felice – uomo di solida fede, ottimismo innato e costante disponibilità al prossimo – è aperto il processo di beatificazione, avviato poco dopo la morte sull’onda di una fama di santità e di devozione popolare molto vive.

Articolata in 15 pannelli, la mostra propone un itinerario fotografico che ripercorre la vicenda di fratel Tantardini. I pannelli finali sono dedicati specificamente alla figura dei missionari laici ad vitam di oggi. Di essi (in passato considerati da taluno quasi vocazioni di serie B) vengono presentati i tratti peculiari del medesimo carisma che anima i padri dell’Istituto: un carisma espresso nei quattro pilastri, ossia ad gentes, ad extra, ad vitam, insieme. In un contesto missionario in cui sempre di più è richiesto un servizio di qualità e con un alto tasso di professionalità, la figura di quelli che un tempo erano detti “fratelli” rimane molto preziosa; senza dimenticare che, in alcun contesti missionari, a essi è dato uno spazio possibile di testimonianza e servizio, mentre per i sacerdoti può essere problematico l’annuncio esplicito del Vangelo.

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