In tutte le parrocchie e nelle chiese francescane si può invocare l’Indulgenza plenaria confessandosi, comunicandosi, recitando “Credo”, “Padre Nostro” e una preghiera secondo le intenzioni del Papa e per il Pontefice
di Massimo
PAVANELLO
Durante la scorsa primavera – in particolare in occasione della Pasqua – la forma del «desiderio» è stata l’unica via sacramentale accessibile. Un carattere di sete che ora è possibile abbeverare di nuovo. In taluni casi è persino necessario, poiché i sacramenti ricevuti «in voto» – una volta cessato lo stato d’eccezione – devono essere confermati da una partecipazione fisica ai doni celesti.
La tradizione offre, nei primi due giorni di agosto, un agio spirituale che può fungere da push: il «Perdono di Assisi». Esso ha due fuochi attorno ai quali si muove dall’origine: la Confessione e l’Eucarestia. Quest’anno, la ricorrenza cade di domenica. E il riferimento al sacramento, fonte e culmine della vita cristiana, appare più immediato. «Un perdono – ha detto papa Francesco riferendosi a questa festa – che continua a generare Paradiso».
Lo fa ad Assisi, ma non solo. L’1 e il 2 agosto, infatti, sarà possibile invocare l’Indulgenza plenaria anche in tutte le chiese parrocchiali sparse nel mondo, oltre che in tutte le chiese francescane.
La Grazia si può chiedere per sé o per i defunti. Questa seconda opzione, in particolare, è un’opera di misericordia che potrebbe lenire un po’ il dolore straziante che molti hanno vissuto nei mesi passati.
Per parteciparvi è necessario confessarsi, comunicarsi, recitare il Credo e il Padre Nostro, insieme ad una preghiera secondo le intenzioni del Papa e per il Pontefice.
Le circostanze nelle quali ci troviamo, di là d’ogni elencazione normativa, dovrebbero favorire un recupero di spicchi di sapienza. È anche l’auspicio del nostro Arcivescovo, nella proposta pastorale per l’anno che andremo ad incominciare.
Richiamando uno scritto di San Carlo, Delpini annota come questo sia «un testo che fa pensare: invita la gente del suo tempo a fare dell’esperienza drammatica della peste un motivo per conoscere la grazia di Dio, conoscere Dio, conoscere see stessi e conoscere che cosa sia capitato. Nella tragedia san Carlo fa risuonare una parola coraggiosa per intraprendere un nuovo cammino caratterizzato dalla conversione: tanto soffrire, tanto morire, tutto sarebbe sperperato se i milanesi tornassero alla vita di sempre, con la stoltezza di chi dimentica il dramma e il messaggio che la sapienza cristiana ne riceve».
L’annuncio del perdono, che origina conversione, è pertanto quanto mai attuale. Il Catechismo, alla voce “indulgenza”, spiega che «così la Chiesa non vuole soltanto venire in aiuto a questo cristiano, ma anche spingerlo a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità» (CCC nn. 1478-9).
Sulla soglia della Porziuncola, a terra, si legge: «Hic locus sanctus est» (questo luogo è santo) e paradossalmente lo si calpesta ogni volta che si entra nella chiesetta.
Fra Simone Ceccobao, santuarista della Porziuncola, spiega la singolarità: «Questo luogo è santo perché Dio si china, si abbassa, perché Dio ci dà appuntamento quando siamo a terra, quando siamo i più indifesi, quando ci sentiamo in pericolo, quando sentiamo che la nostra vita è minacciata e vale poco».
Cogliere questa occasione, è sapiente. Permette di riflettere sulla propria vocazione alla santità. Agendo di conseguenza. Anticipando anche quanto – sempre ad Assisi, in ottobre – la diocesi vivrà con la gioia della beatificazione di Carlo Acutis, egli stesso apostolo della Confessione e della Eucarestia.