Ogni giorno Francesco Bollani cammina per 25 km sul nastro di gomma. Lo fa “per procura”: per gli operatori sanitari e gli impiegati in attività che devono rimanere aperte
di Massimo
PAVANELLO
La carta di identità ha il timbro di San Colombano al Lambro. Francesco Bollani, tuttavia, per frequentazione di studi, continua presenza lavorativa e rito (nella sua parrocchia, pur in diocesi di Lodi, si celebra la liturgia ambrosiana), è di fatto milanese.
Ama immergersi nella natura, camminando. Prevalentemente percorre le storiche Vie sacre. Già tre volte, per esempio, ha esplorato i diversi cammini di Santiago. Dove la natura non c’è, la porta. È sua la matita d’architetto che a Rozzano ha disegnato – oltre al grande centro commerciale, tra quelli progettati – l’annesso giardino verticale, una immensa parete verde che copre 1250 mq di superficie.
Lo contattiamo alle 9 del mattino. La voce, al telefono, è molto affannata. Non può essere diversamente, visto che ha appena raggiunto l’ulteriore tappa di strada che lo porterà ad Assisi.
Ogni giorno, sveglia anticipata e cammino di qualche ora. Ovviamente, con le restrizioni del momento, tutto avviene su un tapis roulant. In casa. La fatica, però, non è virtuale e la strumentazione pure (zaino in spalla, Gps…). «Ho fatto migliaia di chilometri a piedi – si lascia sfuggire -, ma questa forma di passo mi sta massacrando i piedi di vesciche. Quindi vale di più».
Del resto, la motivazione spirituale è esplicita: «Si dice che un pellegrino sia un uomo che prega con i piedi», chiosa. L’augurio è che qualche altro segua il suo esempio. E trasformi il ristretto movimento – concesso di questi tempi – in occasione e strumento di preghiera.
Nel presente caso, per lui, si tratta di una sorta di pellegrinaggio per procura, una forma già attestata nel Medioevo: chi può, cammina al posto di chi è impedito a farlo, deponendo alla meta le intenzioni raccolte. E oggi, come ieri, non mancano i desiderosi inibiti, «le persone che si stanno sacrificando negli ospedali e quelle impiegate in attività che devono rimanere aperte», ricorda. «La mia famiglia mi ha sempre sorretto quando ho fisicamente percorso le strade d’Europa. Ora lo fa persino con maggior serenità. Visto che non mi assento e sono loro vicino».
Bollani viaggia sempre da solo. O meglio, dice, «parto da solo e torno in compagnia». Il motivo è semplice. Lo spiega con una immagine: «Muovendosi dall’inizio in coppia o in comitiva, si rischia di confrontarsi solo con un gruppo di pari. È come portarsi il proprio cucchiaio. Finisci per mangiare la tua minestra. Se invece ogni giorno devi chiedere le posate, incontri nuovi amici».
Circa la singolare impresa sul tapis roulant ha le idee chiare: «Questo pellegrinaggio è una anticipazione, in voto. Prima o poi andrò ad Assisi davvero. La fatica dei cammini fa vedere le cose in maniera diversa. È un po’ la parabola del tempo che stiamo vivendo».
Sarà arrivato Francesco, nella città del suo omonimo santo, per il giorno di Resurrezione?
Come che sia, la Pasqua resta sempre meta ideale di ogni esperienza spirituale. Auguri.