I 60 anni della «Pacem in terris» per ricordare il contesto di guerra in cui stiamo vivendo al centro del messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Ai giornalisti: «Svolgete la vostra professione come una missione»
di Rita
Salerno
Parlare con il cuore per affermare una cultura di pace laddove c’è guerra, parlare con il cuore per aprire sentieri di dialogo e di riconciliazione proprio dove l’odio e l’inimicizia hanno scavato solchi apparentemente indelebili. Papa Francesco riprende in mano l’enciclica di San Giovanni XXIII Pacem in terris per ribadire che è quanto mai urgente e necessario una comunicazione non ostile, «nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo», come sottolinea nel messaggio per la 57ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che si celebrerà domenica 21 maggio sul tema «Parlare con il cuore. Secondo verità nella carità» (leggi qui il testo integrale).
Parole che spaventano
Nel giorno in cui la Chiesa fa memoria del patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales, il Papa ricorda al mondo che, come sessant’anni fa, «anche ora viviamo un’ora buia nella quale l’umanità teme un’escalation bellica che va frenata quanto prima anche a livello comunicativo». Per poi mettere in guardia dalla violenza verbale delle parole in questo frangente. E aggiunge che «si resta atterriti nell’ascoltare con quanta facilità vengono pronunciate parole che invocano la distruzione di popoli e di territori». Parole, sottolinea ancora nel testo, «che purtroppo si tramutano spesso in azioni belliche di efferata violenza». Di qui l’invito a rifuggire da ogni retorica bellicistica, «così come ogni forma propagandistica che manipola la verità, deturpandola per finalità ideologiche». Bergoglio, al contrario, chiede di incentivare, a tutti i livelli, una comunicazione in grado di facilitare le condizioni per risolvere le controversie tra i popoli.
Diradare virus e ombre
L’invito di papa Francesco è dunque alla conversione del cuore «grazie al quale si decide il destino della pace, poiché il virus della guerra proviene dall’interno del cuore umano». Il cuore da cui, aggiunge, «scaturiscono le parole giuste per diradare le ombre di un mondo chiuso e diviso ed edificare una civiltà migliore di quella che abbiamo ricevuto».
Il Pontefice chiama in causa tutti ed in particolare il senso di responsabilità degli operatori della comunicazione, «affinché svolgano la propria professione come una missione».
Il tema del messaggio 2023 si ricollega a quello dell’anno scorso, in cui il Papa invitava all’ascolto e anche a quello del 2021, che esortava ad andare e vedere quali condizioni per realizzare una buona comunicazione. Questa volta il perno del testo è «parlare con il cuore». Il cuore che muove all’accoglienza, al dialogo e alla condivisione, per dare vita a una dinamica di comunicazione cordiale, come la definisce Francesco. Ma seguendo la verità dell’amore.
Il miracolo dell’incontro
Nel testo infatti Bergoglio fa presente che «non dobbiamo temere di proclamare la verità, anche se a volte scomoda, ma di farlo senza carità, senza cuore». Cita Benedetto XVI, il Papa emerito appena scomparso, per sottolineare che «il programma del cristiano è un cuore che vede. Un cuore che con il suo palpito rivela la verità del nostro essere e che per questo va ascoltato. Questo porta chi ascolta a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda, al punto da arrivare a sentire nel proprio cuore anche il palpito dell’altro. Allora può avvenire il miracolo dell’incontro».
Come il «misterioso viandante che dialoga con i discepoli diretti ad Emmaus», mirabile esempio di comunicatore secondo papa Francesco, occorre parlare con amore, accompagnando il cammino del dolore, rispettando i tempi di comprensione. Per lasciar intravedere la partecipazione «alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo», scrive infine il Papa rivolgendo un appello a chi comunica oggi in un contesto orientato «all’indifferenza e all’indignazione, a volte anche sulla base della disinformazione, che falsifica e strumentalizza la verità».